Non subito, ma alla fine s’è capito con quale grande progetto il
Rettore dell’Alma Mater vorrebbe terminare il suo mandato: il Policlinico della
Romagna.
Francesco Ubertini ieri sera ospite al Rotary in interclub fra
Rimini Riviera e Rimini, ha dapprima riepilogato il valore rappresentato dall’Università
in Romagna.
"All’inizio era un progetto quasi visionario. Oggi, dopo 30 anni parliamo di una realtà solida, con quattro sedi che rappresentano un quarto dell’Alma Mater, che ha 932 anni di vita. Di più: in Italia nessun progetto multicampus è arrivato a tali risultati, praticamente tutti gli altri si sono arenati. Si partì con una filosofia di decentramento, di sedi periferiche, ma grazie alla generosità e alla determinazione di soggetti pubblici e privati, con le fondazioni in evidenza, si è resistito e si è cresciuti tanto".
Veniamo ai numeri: 20.000 gli studenti sugli 85.000 complessivi. L’Alma
Mater ha una forte presenza internazionale e i Campus di Rimini e Ravenna sono
quelli che hanno più stranieri. In Italia si perdono iscritti, il 20% negli
ultimi anni, mentre l’Alma Mater cresce del 10% nell’ultimo biennio. Oltre il
50% degli studenti dei Campus arrivano da fuori regione e da due anni è l’università
in Europa col maggior numero di scambi studenti, 3.200 l’anno.
Il quadro generale nazionale resta però desolante: il numero di laureati nella gascia giovanile è al 26%, contro un obiettivo UE al 40% raggiunto da tutti. In Asia siamo al 60%.
"Abbiamo riflettuto su questa crescita e ci siamo detti che era necessario strutturare una ‘casa’ adeguata. Abbiamo dato vita ad un imponente piano di investimenti per migliorare le strutture, non finito ma in pieno svolgimento. A Rimini riguarderà l’ex Cup e il Palazzo Lettimi. Si lavora per radicare sempre più l’università nei territori, agendo sulla didattica e sulla ricerca, coinvolgendo i territori nella progettazione. Il lavoro chiede conoscenza non superficiale e se non si studia non si arriva ad occupazioni vere. Inoltre stiamo investendo sulla dimensione internazionale che è fattore competitivo. Va abbandonata l’idea dell’Università sotto casa, le repliche sono inutili. E poi dobbiamo passare da una concezione dell’Università come fosse una torre e tutto il resto intorno, a pensarla come invece una piazza nella quale si condivide la conoscenza. Pensate che mediamente ogni giorno l’Alma Mater sforna 30 prodotti di ricerca, è una potenzialità enorme che spesso sprechiamo".
Da qui, Ubertini è passato al grande progetto Romagna Salute presentato in ottobre.
"E’ ambizioso, ma avrà lo stesso impatto che generò l’università 30 anni fa. Metteremo insieme formazione e ricerca con medicina e chirurgia. In sostanza aderiremo al progetto della AUSL della Romagna e laddove saranno individuati i poli della salute di eccellenza, si accompagnerà la proposta di formazione. Così sarà possibile concentrare eccellenza sanitaria a quella della formazione e della pratica e della ricerca, intrecciando i saperi dei professori a quelli dei medici. Sognamo il Policlinico della Romagna. Non sarà semplice, non sarà breve. Ricordo che il primo accordo fra Alma Mater e Sant’Orsola risale a 150 anni fa, ma vediamo che stupenda realtà ha generato".
Infine Ubertini ha fatto un flash su un altro progetto a cui sta lavorando, una laurea magistrale internazionale sul tema della salute unica, one ealth, che trae origine dal fatto che la salute delle persone è direttamente connessa con quella degli animali e con lo stato dell’ambiente nel quale tutti viviamo e che nessuno, specialista, agenzia o nazione, può affrontare da solo le problematiche del mondo globalizzato di oggi. Si tratta di un approccio interdisciplinare che intende abbattere le barriere intersettoriali evidenziando come spesso esseri umani e animali vengano colpiti dalle stesse patologie e coinvolti nelle stesse minacce ambientali. Un progetto a cui stanno lavorando sette università europee (Bologna, Cracovia, Madrid, Edimburgo, Parigi, Helsinki e Berlino).