Una serata di straordinario interesse al Club. Relatore, sul tema del dissesto idrogeologico, l’Ing. Luigi Zarotti, rotariano del Club di Reggio Emilia.
A tema della relazione, in realtà, ciò che accade sotto i nostri piedi, i movimenti della terra, lentissimi e inesorabili, che quando fra loro contrastano fanno nascere effetti devastanti come i terremoti.
Abituati a curiosare sul pianeta alla ricerca del bello che emerge dalla superficie, Luigi Zarotti ci ha condotti in un affascinante viaggio nel sottosuolo. Mentre l’uomo conosce quanto esiste in superficie e indaga con discreto successo ciò che è intorno al pianeta terra, la realtà che si muove nella pancia del pianeta è conosciuta fino ad un certo punto. Si hanno abbastanza informazioni, ma non si conosce in maniera approfondita l’effetto che produce ciò che accade sulla crosta terrestre. O meglio, lo si impara dopo che è accaduto.
Allora proviamo a spiegare, sperando di aver capito bene.
La crosta terrestre e frammentata in undici grandi placche in movimento. Per stare all’Italia e a quanto la circonda, va detto che se geograficamente Europa e Africa sono separate dal Mediterraneo non si può dire lo stesso dal punto di vista geologico. Anzi, geologicamente Europa ed Africa sono a diretto contatto e si fronteggiano nel Mediterraneo. Tanto, tanto tempo fa, il Sudamerica era addirittura agganciato all’Africa. Ci ha messo 180 milioni di anni ad andare dov’è ora.
Proprio la placca a sud dell’Italia, quella africana, spinge verso nord. Incredibile analogia con quanto sta accadendo in questi giorni drammatici. Spinge come facendo ruotare il nostro Paese in senso antiorario. A nord, la cresta di un’altra placca che per comodità potremmo disegnare lungo la via Emilia da Rimini ad Aosta, sormonta una crosta al di sotto della pianura padana. Che a sua volta, ancora più a nord, sotto la spinta che viene da sud, finisce sotto ad un’altra placca che ha il suo confine a sud nelle Alpi.
Insomma, c’è una crosta terrestre sotto la pianura padana che è pressata da sud e non trova sbocchi a nord. E’ destinata a far scomparire la terra. Sia l’Emilia che l’adriatico, per via di queste spinte e rotazioni, sono a rischio di estinzione. Quando? Diciamo fra 80 milioni di anni.
Se è un periodo che lascia tranquilli anche i più ottimisti sull’aspettativa di vita, in realtà quotidianamente avvengono micromovimenti da 3 millimetri l’anno in grado di generare potenzialmente delle devastazioni. Impossibili al momento da preventivare, tanto più su un territorio come quello italiano a serio rischio sismico.
E’ chiaro che si ragiona su due unità di misura diversa. Il tempo che misuriamo è diverso da quello geologico. Se immaginassimo l’età della terra luna quanto un giorno, l’arrivo dell’uomo sul pianeta uomo occuperebbe di questa giornata gli ultimi tre secondi prima di mezzanotte. Incredibile.
L’uomo ha sempre cercato di capire cosa avviene e perché la terra improvvisamente comincia a tremare. I primi misuratori risalgono al 132 d.C., ora abbiamo strumenti sofisticati che misurano quanto sta accedendo. Ma solo da 50 anni si sta costruendo una memoria storica e chi vuole dilettarsi consultando il sito http://ds.iris.edu/seismon/ può anche vedere in diretta i terremoti in corso. Per quanto riguarda l’Italia, mediamente fra 18 e 120 eventi sismici l’anno, moltissimi quasi impercettibili. Con alcuni rischi, come un enorme vulcano sottomarino e in attività, chiamato Marsili, che 140 km a ovest della Calabria ha potenzialità distruttive per mezza Italia.
L’uomo ha cercato di capirci qualcosa, i russi ad esempio si fissarono di indagare le profondità scavando un enorme pozzo. A 12 km di profondità però si fermarono, non esistevano possibilità tecnologiche per continuare.
E allora, meglio difendersi. “Il terremoto non uccide – ha detto il relatore – sono le opere dell’uomo che non gli resistono a fare le vittime. Difendersi è un dovere dell’intelletto umano”.
E su questo fronte le tecnologie consentono di azzerare quasi i rischi. Diciamo subito che in Italia e anche a Rimini, certi accorgimenti li abbiamo storicamente ignorati e siamo esposti a enormi rischi qualora dovesse accadere. E nella mappa delle zone sismiche, siamo catalogati fra quelle dove è possibile che accada. E’ già accaduto.
Eppure, grazie ai terremoti dobbiamo la nostra vita. Non fossero esistiti, la terra sarebbe un deserto rinsecchito e senza vita. Proprio questi movimenti, lenti e inesorabili, hanno generato vita.
Facce preoccupate alla fine della serata, ma anche lo stupore per una serata densa di emozione e di informazione, un viaggio nell’incredibile pianeta sul quale viviamo, così apparentemente fermo e invece così incredibilmente in movimento.
Fra domande e curiosità, spiegazioni approfondimenti, la serata e’ volata via, lasciandoci tutti un po’ sgomenti, ma molto più consapevoli.