Basta scorrere i secoli passati per comprendere che i piagnistei quotidiani sulla nostra attuale condizione sono un’esagerata reazione rispetto ad una realtà che poi così male non è.
Basta quindi riflettere su quanto si stava peggio in passato, per guardare alla quotidianità almeno con un mezzo sorriso.
Il tentativo di convincere che così è più corretto giudicare l’attuale condizione ed al contrario rinfrancarsi perché era peggio nascere qualche decennio fa in gran parte del mondo, lo compie il libro ‘Mai stati meglio’ di Lia Celi e Andrea Santangelo.
Ieri sera i due autori, spiritosi ed ironici, sono stati ospiti del club per trasferirci lo stimolo ad utilizzare la tecnica del self help, espressione inglese che significa auto-aiuto e si riferisce ad un emergente movimento culturale e di mercato basato su libri, video, conferenze indirizzate a chi desidera risolvere i propri problemi o concretizzare i propri desideri. In definitiva realizzare se stessi. E per guarire anche qualche patologia, ecco la soluzione: studiare la storia.
“Una storia più compagna di scuola che maestra di vita, una storia che ti vive vicina e che se la confronti col passato maturi un giudizio più obiettivo su tanti aspetti materiali della vita quotidiana. Ma serve una ginnastica quotidiana, ecco perché ti deve camminare al fianco”.
Secondo gli autori la storia oggi è studiata in modo piatto, nozionistico e a tratti anche noioso. Utile, per carità, ma non allo scopo.
Quindi serve la curiosità di voler conoscere situazioni e personaggi a 360°, quindi immedesimarsi in un momento storico per capire che grazie anche a fattori negativi si sono in realtà scatenate autentiche rivoluzioni positive.
“Una volta si stava meglio… è il ritornello diffuso. In realtà l’hanno pensato più o meno tutti nel corso della storia. Quindi meglio ragionarci sopra e grazie alla conoscenza farsi un’idea più obiettiva. E via con riferimenti storici sulla condizione della donna, sulle persecuzioni, su leggi anacronistiche. Insomma, ribaltando l’adagio, secondo gli autori si stava peggio quando pensiamo si stesse meglio.
“Il fatto è che siamo bombardati da segnali d’allarme. Tutto ciò che ci circonda pare minacciarci di pericolo. Per stare meglio, è utile studiare la storia, magari adottare un personaggio e studiarlo per addentrarsi nella sua quotidianità. Basta questo per sentirsi già un po’ meglio. Uno studio della storia non piatto, ma con la ‘profondità di campo’, e lasciarsi ingabbiare dentro ad una emozione.
“Riflettiamo su ogni cosa che facciamo ogni giorno, un gesto, una comodità, una conquista. Dietro a tutto c’è uno studio, una scoperta, un successo, magari qualche dolore. Ecco, questa profondità di campo aiuta a capire il valore di ciò che facciamo e diciamo con normalità. Dà spessore alla nostra vita. Altrimenti siamo distratti, senza speranza, quindi tristi”.