Esiste una notevole differenza tra chi scrive biografie avvalendosi esclusivamente di testimonianze e documenti, e chi, il personaggio, lo rievoca soltanto col cuore. Soprattutto quando “lui” non c’è più. Perché è allora che un amico (e bravo scrittore) può farlo veramente rivivere. Naturalmente, a differenza del biografo, il…”filografo” (mi si perdoni il neologismo) lavora d’istinto, senza metodo, ricomponendo la figura dello scomparso un poco alla volta, a sprazzi, a lampi, secondo l’estro del momento, avvertendo soprattutto la necessità di comunicare immediatamente ciò che, di volta in volta, affiora alla sua memoria.
“Segreti e bugie di Fellini” (Luigi Pellegrini Editore) nasce proprio in virtù “dello spazio personale concessomi da un quotidiano”, avverte Gianfranco Angelucci nella presentazione del volume. E ringrazia l’Editore della “Voce di Romagna” Gianni Celli per avergli offerto l’opportunità di accumulare buona parte del materiale confluito nel libro, dal quale emerge, viva e dialogante, la figura del Grande Amico e Maestro. Per un innamorato perso di Fellini sfogliare “Segreti e bugie” ( vero fuoco d’artificio di rievocazioni fulminanti, di rivelazioni inaspettate e di vere e proprie “chicche” inedite) significa trovarsi., né più né meno, come un topo nel formaggio. La prosa carezzevole e raffinata del nostro Gianfranco, che i lettori della Voce apprezzano da anni e di cui ormai si è perso lo stampo, ci accompagna nel collage dei ricordi, sempre vivissimi, che si susseguono e si accavallano, seguendo un percorso spontaneo basato su una originale e vivace associazione di idee ed argomenti. Federico e le “sue” donne: dall’insostituibile ispiratrice e compagna Giulietta all’amante segreta Anna G., la statuaria “Paciocca” raffigurata nel Libro dei Sogni e nei ritratti altrettanto segreti di Rinaldo Geleng. I suoi contatti con altre dimensioni attraverso controllati esperimenti con l’acido lisergico. L’incontro (che darà luogo a una vera e propria svolta della sua creatività) con lo psicanalista Bernhard. Il fascino misto a incredulità, esercitato su di lui da medium e veggenti. I rapporti spesso conflittuali, nonostante la reciproca stima, con Pasolini, Visconti, Flaiano. La complicità e le scappatelle con il compagnone di sempre Titta Benzi. Il complicato legame affettivo con Rimini. I personaggi dello spettacolo divenuti suoi amici fraterni, da un irrestibile Alberto Sordi, a una sarcastica Anna Magnani, dal “Grillo Parlante” Rossella Falck, all’intellettuale Leopoldo Trieste, di cui vengono spassosamente narrate le frenesie erotiche propiziate dalla “più grande fabbrica di belle donne”. E naturalmente, avanti a tutti, Marcello Mastroianni, suo alter-ego a partire dalla Dolce Vita e Otto e mezzo, sino a Ginger e Fred., passando attraverso La città delle Donne. Il tutto descritto nei minimi particolari dal testimone oculare Gianfranco Angelucci., amico, collaboratore co-regista e confidente di Federico da quando, venticinquenne, si presentò a lui per la sua tesi di laurea sul “Satyricon” sino alla immatura scomparsa. Ghiotta primizia, le impressioni raccolte dall'Autore direttamente da Federico (“che fingeva di non aver letto nulla, ma non c’era titolo degli antichi e dei moderni che gli fosse ignoto”) sugli scrittori da lui più amati, “nei cui confronti sentiva una profonda affinità, considerandoli compagni di strada, sia pure di una strada da cui aveva deviato”. Ricorda Angelucci, a proposito della autrice di “noir” Patricia Higsmith: “Ne divorava i romanzi di notte e me li passava la mattina dopo, esasperato: “Tieni, portali via, sono libri avvelenati di una strega!... la tensione è talmente insopportabile che ti soffoca di rabbia…narratrice abilissima , ma ti viene voglia di strangolarla!” Naturalmente ne era ammirato e così, subito le scriveva, per poi incontrarla di persona più volte. Così come faceva con numerosi altri scrittori divenuti suoi amici, primo tra tutti Georges Simenon. L’elenco (commentato) di questi autori è veramente succulento. E non dubito che molti dei loro libri, spesso poco conosciuti, finiranno negli scaffali dei felliniani che desiderino penetrare più a fondo l’anima del Maestro.
Coinvolgente, soprattutto per chi abbia qualche dimestichezza con matite e pennarelli, la descrizione del Fellini “fabbricatore di immagini”a partire dal “Libro dei Sogni” fonte continua di ispirazione e di creazione, da consultarsi, “come un viaggio nell’animo dell’ essere umano, l’incursione proibita nel laboratorio segreto di un mago,la scorribanda nelle fantasie (ad occhi chiusi o aperti ) di un artista fuori misura”. Un Fellini che “con le figure aveva scoperto di poter dar voce ai suoi pensieri, forma alla voce… La raffigurazione cinematografica avrebbe in seguito costituito solamente un livello di espressione diverso, più elaborato”. E a tal proposito non può mancare- accuratamente analizzato a partire dalle prime collaborazioni al Marc'Aurelio-il Fellini grande caricaturista e vignettista, autore di tutte le story board dei suoi film e “talent scout” di indimenticabili “facce”. Prima disegnate con la fantasia, poi ripescate nella realtà…
“Quando arrivava la stagione delle vacanze sapevo in anticipo ciò che Federico mi avrebbe ripetuto: - Non potrò andare da nessuna parte, sto lavorando attorno a un’ideina, credo che passerò l’estate così, a guardare facce…”
Gianfran FESTA DEGLI EX ALUNNI AL LICEO CLASSICO
L’enorme Giardino del Liceo Classico Giulio Cesare, ora in via Brighenti, contiene a fatica gli ex alunni che, l’altro ieri, non hanno voluto mancare alla loro grande festa. All’entrata alcune simpaticissime liceali mi accolgono con l’affettuosità che si riserva a un vecchio compagno di classe, tornato a scuola dopo una lunga assenza giustificata. Inutile dirvi che la cosa mi ha davvero commosso. E dunque grazie Valentina, Giorgia, Maia, Ilaria, Giulia, per avermi fatto superare, d’un balzo, le barriere del tempo…
La lectio magistralis di Maria Luisa Zennari mi ha ulteriormente galvanizzato. Questa straordinaria Insegnante, a 94 anni, ha infatti conservato intatto lo smalto, l’umorismo, la memoria e le capacità didattiche che l’hanno resa mitica. Il che mi induce a un cauto ottimismo circa il mio futuro. Ciò che conta, comunque, è il presente. L’attuale generazione (e date retta ad uno che ha purtroppo avuto modo di controllarne parecchie) è davvero straordinaria. Basta dare ai nostri ragazzi la possibilità di esprimersi, quale che sia il loro campo d’azione. Come, simbolicamente, è avvenuto al termine della manifestazione, con le appassionate letture poetiche di Giorgia Bondi, Matteo Castellucci, e Lucrezia Frenquellucci, scandite magnificamente dal flauto di Michela Caparrini, dell’arpa di Agnese Contadini e dal pianoforte di Giacomo Vignali.
Tuttavia devo confessarvi che qualcosa mi ha amareggiato. Ed è stato quando mi sono reso conto che il Liceo Classico Giulio Cesare ha perso parte della sua identità, dal momento in cui è stato accorpato a quello linguistico e di scienze umane prendendo il nome di Liceo Giulio Cesare-Manara Valgimigli con un “dirigente scolastico” di carriera amministrativa in luogo di un Preside umanista proveniente dalla Scuola, come l’indimenticabile Arduino Olivieri. Forse la città potrà trarne dei benefici.. Però nulla sarà come prima.
Giuliano Bonizzato
co Angelucci. Segreti e bugie di Federico Fellini. Luigi Pellegrini Editore. Pag. 325 E. 18.