Maurizio Zaccaro, uomo di cinema, mondo nel quale riveste tanti ruoli, ha condotto i partecipanti alla serata in un viaggio alla conoscenza di Ermanno Olmi, straordinario talento, un ‘artigiano del cinema’ italiano. A partire dal libro La Scelta, da domani nelle librerie.
Non è un saggio su Ermanno Olmi, ma il racconto di una vita passata insieme al grande regista, a partire da una frase che ne sintetizza i contenuti: «La scelta di un giovane dipende dalla sua inclinazione, ma anche dalla fortuna di incontrare un grande maestro».
Come diceva ancora Olmi: "I film a un certo punto si fanno da soli". Una percezione dell’occhio, una lezione dell’istinto che tutti i registi davvero bravi conoscono: un pietrone che cade, una nuvola che passa, un temporale in arrivo, un pensiero imprevisto che attraversa gli occhi di un interprete, un colpo di vento che scompiglia una tenda, tutto quello che la vita vera ti regala e che la sceneggiatura non può immaginare. Afferrarli al volo, distillarne la poesia, ma soprattutto essere abbastanza liberi da permettere alla loro libertà di interagire con la nostra.
Sono solo alcune delle tante lezioni o, forse meglio, dei tanti consigli di vita e di lavoro che un personaggio tanto libero (di dentro, di testa e di cuore) come Ermanno Olmi suggerisce a chi lo ascolta attraverso le pagine di La scelta, diario o, come preferisce l’autore e come direbbero gli inglesi, "chronicle", senza fronzoli e troppi attaccamenti al passato, che Ermanno avrebbe sinceramente detestato.
Stare con lui non era un lavoro ma, ogni volta, per ogni film, uno straordinario balzo nel futuro. "Un viaggio nell’utopia, cioè in nessun luogo reale, tranne quello, alla fine, dello spazio fisico senza tempo di una sala cinematografica che con la sua grande luce conforta la nostra inguaribile solitudine."
Maurizio
Zaccaro racconta un’amicizia e una collaborazione durate quarant’anni, dal 1978
al 2018, quando Olmi morì, e Zaccaro non c’era perché era a Lampedusa,
impegnato a girare 35° parallelo (oggi intitolato Nour), tratto da Lacrime di
sale del medico dell’isola Pietro Bartolo, anche questo un soggetto delicato,
censurabile e censurato, che, come tutti i film, non si poteva fermare, perché,
come dicono, ancora, gli inglesi, "The show must go on".
(Brani tratti da una recensione della critica cinematografica Emanuela Martini)
ERMANNO
OLMI
Il regista
nasce a Treviglio nel 1931 da una famiglia contadina dalle profonde convinzioni
cattoliche. Giovanissimo, si trasferisce a Milano, dove si iscrive
all'Accademia di Arte Drammatica per
seguire i corsi di recitazione.
Dopo
tanto lavoro ed esperienze, il regista ritrova l'ispirazione dei giorni
migliori nella coralità de "L'albero degli zoccoli" (1977), Palma
d'oro al Festival di Cannes.
Nel 1987
con il claustrofobico ed angoscioso "Lunga vita alla signora!" viene
premiato a Venezia con il Leone d'argento; otterrà il Leone d'oro l'anno
seguente con "La leggenda del santo bevitore".
Cinque
anni dopo ecco "La leggenda del bosco vecchio", tratto da un racconto
di Dino Buzzati e interpretato da Paolo Villaggio.
Va
ricordato che Ermanno Olmi, come Pier Paolo Pasolini cui la critica spesso lo
accomuna per la sua attenzione all'universo degli umili e per il recupero delle
dimensioni tradizionali e territoriali, è spesso contemporaneamente operatore e
montatore dei suoi film.
Ermanno Olmi, malato da tempo, muore all'età di 86 anni ad Asiago il 7 maggio 2018.
Ringraziamo il socio
Alessandro Bacci per l'organizzazione