QUANDO DISTRUGGONO I LUOGHI DOVE APPENDIAMO I RICORDI

01 ottobre 2012   00:00  

Porto Canale. Dopo l’allargamento della banchina che ha eliminato quasi del tutto l’antico, stretto camminamento che arrivava sino al faro di levante,ero riuscito, bene o male, a sistemare tutto il mio materiale mnemonico nell’ultimo tratto superstite, dal Rockisland in su. Non sorridete. La memoria ha le sue regole, a partire dalla famosa “madeleine” di Proust. Nel suo caso era bastato un sapore, quello di una certa pasta inzuppata nel tè, per far affiorare, uno dietro l’altro, mille ricordi dimenticati. Per me, i riferimenti visivi sono altrettanto importanti. Quando la Fontana dei quattro Cavalli venne sistemata “com’era dov’era”, recuperai “proustianamente” un ricordo bellissimo della mia infanzia, lì, seduto sul bordo, allora verdastro per antiche stratificazioni, mentre leggevo il Corrierino dei Piccoli… Beh, in quell’ultimo tratto di circa quaranta metri, ero riuscito a ficcare una quantità incredibile di persone, di episodi, di sensazioni. Facevo rivivere Otello il fiocinatore, che al solito turista pataca che gli chiedeva il perché di quel “cefalo” che teneva al guinzaglio rispondeva che stava insegnandogli a nuotare. Riproducevo mentalmente l’altissimo trampolino in profilati metallici, dal quale si lanciavano tuffatori di testa e “scaranatori” di chiappa. Rivedevo “i pensatori”, stesi sui loro scogli privati che rompevano il consueto silenzio con frasi memorabili e definitive, il mio Insegnante di Educazione Fisica Eugenio Pagnini che, in veste di sub, sulla punta del molo, trafiggeva le mormore con uno dei primi fucili subacquei… Mi ritrovavo, durante un irripetibile, miracoloso “passaggio”, a tirar su decine e decine di sgombri, con la minuscola rete a bilancia che io e mio fratello Marino avevamo acquistato in Corso d’Augusto nel mitico negozio “Caccia Pesca e Sport” mettendo assieme i nostri risparmi… Sentivo riecheggiare le risate di quando ci buttavamo in acqua prendendo la rincorsa su una bicicletta arrugginita legata a una corda… Rivivevo le sfide a chi raggiungeva per primo a nuoto, l’opposta palata, anch’essa scomparsa assieme al pittoresco capanno che, soprattutto al tramonto, controluce, magari in compagnia della silhouette scura di un vecchio in bicicletta, era il soggetto preferito dei fotografi ... Bene. Ora, anche l’ultimo tratto del molo di levante, è stato ucciso. Spropositate scogliere sono sorte dalle acque quasi per opera di maleficio. Enormi propaggini cubiche ha quasi “murato” lo stretto passaggio, soffocandolo e privandolo della vista immediata del mare. E adesso dove li metto i ragazzini, i pescatori con la lenza e la bilancia, Omero, il trampolino? Non si può neppure andare a piangere sulla punta della Palata, come Titta,in Amarcord, quando gli muore la mamma. Proprio in quel punto hanno sistemato una bella donna che indica con apprensione l’orizzonte, con la figlioletta aggrappata alle gonne, e non mi sembra proprio il caso di disturbarla. In fondo tutto il casino combinato alle sue spalle pare serva a proteggere anche suo marito e non solo i panfili…
In quanto a me, mi rimangono ormai solo gli scogli, ora deserti, dei pensatori, dalla parte della Grande Bilancia, dove si sente ancora il rumore della risacca. Mi stendo sopra uno di essi, tra i più antichi, corroso, scuro, incrostato dalla salsedine. Silenzio, interrotto soltanto dal grido rauco di qualche gabbiano. Fino a quando, la voce di uno di quei grandi filosofi scomparsi , provenendo da chissà dove, emette il suo giudizio. Definitivo e inappellabile,
-Osta, il pooorto…

Giuliano Bonizzato

MULTI-ROTARY - Distretto 2072