NON SI FERMI IL VOLANO AEROPORTO
Conviviale con signore
L’aeroporto è uno dei volani economici più potenti a disposizione della comunità. Uno studio gli riconosce la capacità di produrre un indotto a favore del territorio pari ad oltre 970 milioni di euro annui. Sono dati del 2011. La stima attuale lo posiziona al di sopra degli 800 milioni. Facile capire che questo volano non può fermarsi. Tanto più in un momento come l’attuale. Per dare l’idea, l’indotto della sua operatività ai livelli dello scorso anno, restituisce alla Provincia di Rimini, intesa come abitanti, circa cinque volte l’importo dell’IMU.
Perché il volano non si fermi, però, servono soldi. In futuro, meno di quelli resisi necessari per recenti investimenti strutturali (almeno 23 milioni), capaci di accreditarlo fra i 31 aeroporti di primo livello in Italia. Investimenti importanti, ma anche più bassi di quelli ad esempio di Pantelleria (40 milioni per 300mila passeggeri annui).
Ma al momento, stando alle cronache e alle parole che il presidente di Aeradria Massimo Masini ha rivolto ai Soci e agli ospiti del Club presenti ieri sera, ma anche a ciò che si legge sulle pagine dei giornali, è molto complicato anche colmare quel deficit resosi necessario per allineare il Fellini fra le strutture più competitive.
Da qui la strettoia nella quale Aeradria è ora, alle prese con il ‘concordato in continuità’ che a giorni dovrebbe essere approvato dal Tribunale, che poi sarà al vaglio dei creditori e qualora la maggioranza del debito dovesse accettarlo si passerebbe all’omologa. Ossia ad un’attività che, per ripetere le parole del Presidente Masini “Obbligherà a gestire la società solo attraverso operazioni che abbiano un esito economico positivo”. Dietro questa che può sembrare un’ovvietà, ci sta invece un enorme palla d’acciaio, pesantissima e luccicante, con un nome inciso: low cost. Luccicante perché garantisce numeri fantastici, quelli che hanno portato l’Aeroporto internazionale Federico Fellini della Riviera di Rimini e Repubblica di San Marino (3% del capitale) a sfiorare il milione di passeggeri; pesante perché come un’intramuscolare si inserisce nel bilancio provocando uno sconquasso per il quale se aumentano i passeggeri peggiora il conto economico.
E quanto siano ingombranti i voli low cost è nelle cifre, che rappresentano la rivoluzione avvenuta nei cieli: nel 2004 volavano sui sedili non reclinabili 6 milioni di passeggeri in Italia; nel 2011 hanno volato in 58 milioni. Sui voli di linea si è scesi da 89 a 83 milioni, sui charter da 9,3 a 5 milioni. Solo il 20% di quei 58 milioni che hanno volato su tratte low cost sono stati sottratti agli altri tariffari, il resto è nuova domanda. Tanto che a determinare la destinazione nei turisti non è più solo la voglia di visitare una determinata località, ma la priorità è il costo basso. A quale prezzo? Circa 20 euro di contributo a passeggero, a spese dei soci dei vari aeroporti.
E allora si viaggia a 40 euro per Londra, spesso tasse comprese. Ma se paga poco il passeggero, altri pagano per lui. Parafrasando un libro di Tremonti: “Vado e torno da Londra con 40 euro e se vado al supermercato non compro quasi niente”.
Masini ha volutamente evitato di affrontare i temi caldi dell’attualità: “C’è un passaggio istituzionale da tutelare e da rispettare, è giusto che Aeradria si astenga da valutazioni che riguardano ciò che sta avvenendo in questi giorni”.
Però ha voluto rendere merito a chi, a causa di questi debiti di Aeradria, sta soffrendo: “Penso ai fornitori, penso alle banche, soggetti che hanno avuto pazienza e ci hanno aspettato finora. Mi auguro che il concordato giunga al termine del suo cammino, c’è probabilmente spazio per migliorarlo a tutela proprio di quei soggetti che per lungo tempo ci hanno aiutato e che ringrazio”.
Nonostante questo limite auto impostosi, Masini è riuscito a dipingere con chiarezza lo scenario, a spiegare perché si è arrivati alla situazione attuale e cosa si delinea per il futuro.
Partiamo dal passato. “Con la piena condivisione dei Soci, abbiamo fatto investimenti imponenti. Poi una serie di combinazioni quali il non essere riusciti ad accedere ad un mutuo per 25 milioni, il fallimento di Wind Jet e la concomitanza situazione di crisi, ci hanno condotto ad una situazione di grande difficoltà. Ma siamo riusciti a vincere un paio di guerre, non di battaglie. Siamo nei 31 aeroporti di interesse internazionale e abbiamo sconfitto il disegno dirigistico (messaggio alla Regione) di chi voleva attribuire dall’alto valenze e competenze di accesso ai mercati. Per cui nella nostra Regione ci sono due aeroporti, Bologna e Rimini. Ora è necessario muoversi per risolvere la situazione critica creatasi. Chiuderemo il 2013 a quota 600.000 passeggeri, abbiamo rinunciato giustamente ai voli in perdita sacrificando traffico, ora ogni volo e figlio di una operazione in positivo. E sarà così in futuro, a meno che qualcuno non intervenga e magari con 1,5 o due milioni l’anno si potrebbe salire fino quasi al milione di passeggeri”.
Già, e chi dovrebbe tirarli fuori?
Masini lega la soluzione ad un’altra considerazione, sempre sui low cost. “Il loro modello è a mio parere al tramonto. Si basa su quattro gambe di un tavolo che presto dovrà fare a meno di una di queste. La prima è grande riorganizzazione dei costi (e qui son bravi), la seconda è l’esclusioni degli intermediari (tutto su internet), la terza il privilegio su piccoli e medi aeroporti perché si arriva e si riparte in 25’, tanto da guadagnare un volo al giorno. Ma è la quarta gamba che non ci sarà più. Era quella che proprio in quelle medie piccole città c’era la possibilità di far impennare i passeggeri grazie ai finanziamenti pubblici. Ora i soldi stanno finendo. Sono stati 2 miliardi di euro in Italia fra il 2004 e il 2011.
In realtà, per inciso, una considerazione del ‘Comandante Marco Alessandrini’, potrebbe segarle tutte e quattro le gambe se qualche Procura riuscirà a condannare società come Ryanair che producono utili in Italia e pagano le tasse (poche) in Irlanda. Quel giorno, la compagnia molto probabilmente se ne andrà dall’Italia. Una battaglia durissima, contro totem che si chiamano anche Google, Microsoft, HP, ecc. Tutti abili nell’elusione delle tasse. Nel novembre scorso il Sunday Times pubblicò la notizia per la quale la Apple, a fronte di 36,8 miliardi di dollari reddito prodotto fuori dagli USA, paga 713 milioni di tasse.
Ma torniamo alle soluzioni. Per Masini è il tempo che chi beneficia dei vantaggi economici si faccia carico maggiormente dei costi necessari all’olio che fa girare il volano. “L’economia è equilibrata nelle reciproche convenienze; nei servizi sociali si dà una mano un po’ a tutti”. In soldoni: chi gode, paghi.
E lo scenario potrebbe non essere più quello dei low cost dominanti.
“I soldi per sostenerli sono finiti o stanno finendo, e poi è giusto che un volo costi altre cifre. Insomma, a Londra si può anche andare con 100 invece di 40 euro, sedersi su sedili reclinabili ed essere clienti e non sardine. Si troverà, credo e spero, che con le prime tre gambe del tavolo si trovino equilibri economici e servizi all’altezza.
Per allargare l’orizzonte dell’analisi, ieri sera insieme a Masini c’era quindi anche Mario Pari, la memoria storica e numerica del fenomeno aeroportuale riminese. Ieri sera i Soci hanno potuto godere della cortesia di avere una copia gratuita del libro ‘Da un’Europa all’altra. Il mercato turistico della Riviera Romagnola’ (Raffaelli Editore), nel quale è possibile rileggere la storia di un’avventura aeroportuale iniziata nel 1012 come impianto militare ed aerostatico. Non solo. Quel sottotitolo, ‘da un’Europa all’altra’ sta a significare quanto sia mutata la provenienza dei passeggeri, non più prevalentemente dall’Europa Occidentale (negli ultimi 30 anni passati da 254.000 a 50.400 annui), ma da quella dell’Est. A franare non è solo la domanda ‘occidentale’, è tutto il sistema nazionale che piega le ginocchia, se si pensa che la Spagna, destinazione turistica competitor dell’Italia e capace di superarci negli ultimi anni, vanta oltre 200 milioni di passeggeri annui contro i 148 milioni dell’Italia.
Intervento anche di Giacomo Luiso di ENAC, il quale si è detto ottimista per il futuro: “E’ un momento difficile, ma nei frangenti delicati magari si trovano soluzioni giuste per il futuro. Io credo ad una prospettiva di crescita dell’aeroporto Fellini, bisogna consolidare il traffico e cercare zone di business inesplorate”.