MATERA, UNA RINASCITA CULTURALE

09 aprile 2019   20:30   Rimini Hotel Ambasciatori
Riunione n° 34/1816 - Caminetto
Relatori Nicola Colucci, architetto e fotografo di architettura
Si ringrazia Pietro Gobbi per l'organizzazione della serata.
Alle ore 19,00 è convocato il Consiglio Direttivo

Dedicato a Matera. Il Club ieri ha potuto conoscere ‘da vicino’ la capitale europea della cultura, che nel 2019 attende un milione di turisti – erano 50.000 nel 2010 - alla scoperta di una delle città più antiche al mondo. Dal 1993 i Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri sono Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Matera esprime un fascino ed una bellezza che in tutto il mondo suscitano curiosità.

Anche quella del mondo del cinema, tanto da essere scelta come set cinematografico da famosi registi come Mel Gibson, con "The Passion" e Pier Paolo Pasolini, con "Il Vangelo Secondo Matteo" e più di recente da Cyrus Nowrasteh, con "Christ The Lord: Out of Egypt", e Timur Dekmambetov, con il remake di "Ben-Hur".

Matera attrae anche i grandi maestri della scultura, in un ambiente nel quale la natura e l’uomo sono protagonisti assoluti di storia, paesaggio e tradizioni, cui si fondono interessanti testimonianze del sacro, come le oltre 150 chiese rupestri, che con gli splendidi affreschi bizantini costituiscono l’omonimo parco regionale e, poco lontano dalla città, la Cripta del Peccato Originale, nota anche come la "Cappella Sistina" della pittura parietale rupestre.

A Matera la cultura si esprime anche nei numerosi musei e centri culturali ambientati in case antiche di grande suggestione.

A raccontarci Matera è stato l’Arch. Nicola Colucci, autore di Matera Cityscape. La città nascosta", che Colucci definisce un atto di amore nei confronti di questa città. Il volume, zeppo di fotografie e di racconti, rappresenta il desiderio di valorizzare l’immenso patrimonio architettonico e culturale di Matera con gli occhi di chi da ormai 25 anni osserva criticamente questa realtà. Abbiamo messo " in scena" il ventre di Matera, gli ambienti più nascosti ma anche gli esempi di recupero più virtuosi realizzati negli ultimi anni".

Colucci ci ha evidenziato come Materia sia in realtà una città in negativo, nella quale ciò che si vede come ambiente e panorama ha in realtà un volume doppio all’interno dei sassi. E’ una città scavata, non costruita.

Ne è passato di tempo da quanto Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi visitando Matera la definiscono una ‘vergogna nazionale’. In una settantina d’anni – ha ricordato Colucci – Matera ha cambiato il suo destino, una vera impresa.

Certo, molti soldi sono stati stanziati, i sassi sono tutelati (anche se mancano seri controlli e quindi ognuno fa un po’ quel che gli pare), e l’Amministrazione non è che abbia brillato con opere di propria iniziativa. Ma qualcosa è accaduto, oggi Matera soffre di overtourism e qualche provvedimento andrà preso.

Una risorsa è l’Università, perché c’è bisogno di qualche idea nuova per la nuova era di questa città che da 6000 anni è abitata dall’uomo.

 

Nicola Colucci: "Matera 2019 momento storico, non roviniamolo" 

Abbiamo intervistato un talento della fotografia o meglio un architetto con la passione della fotografia. Un materano emigrato a Rimini, ma molto attaccato alle sue origini e radici e torna spesso nella sua città per lavoro. E’ Nicola Colucci, laureato a Firenze in architettura e cresciuto con i consigli del fotografo riconosciuto a livello nazionale, Mario Cresci. Ha all’attivo diverse pubblicazioni fotografiche, tra cui "Matera Cityscape. La città nascosta", pubblicato nel 2015. Lo ringraziamo per la gentilezza e disponibilità dimostrateci.

Da cosa e come nascono le tue passioni per l’architettura e fotografia?

La passione per l’architettura e la fotografia nascono entrambe a Firenze, dove ho studiato alla facoltà di Architettura in una città ricca d’arte, una ricchezza che, però, non mi ha mai stancato e che nel tempo si è sedimentata dentro di me. Con il tempo e grazie ai consigli di Mario Cresci le ho portate avanti contemporaneamente. L’architettura e la fotografia sono per me inscindibili. Entrambe hanno in comune il controllo dello spazio, della terza dimensione, fattori importanti tanto nella formazione dell’architetto quanto in quella del fotografo. A mio avviso tutti gli architetti dovrebbero fotografare, molti lo fanno per istinto o per necessità, io sono convinto, però, che la fotografia, costringendoci ad osservare, può anche fornirci spunti per importanti riflessioni dal punto di vista progettuale.

E’ facile per te conciliare le due discipline?

Progettare e fotografare sono due lavori impegnativi, tuttavia hanno in comune l’osservazione della realtà. Molti progetti nascono dopo aver realizzato delle buone fotografie che servono da stimolo e offrono punti di vista che gli strumenti per la rappresentazione grafica tradizionale non garantiscono. Nonostante la grafica 3D oggi abbia raggiunto livelli di definizione impressionanti. Ad esempio, il controllo della luce naturale nelle fasi progettuali è importante poiché aiuta e facilita alcune scelte. La fotografia in questo caso mi viene in aiuto poiché, grazie all’esperienza sul campo, mi aiuta a visualizzare alcuni scenari. Parliamo di concetti che possono sembrare complicati, ma l’azione sul campo li rende più facili da comprendere sicuramente.

Attualmente vivi a Rimini, dove hai uno studio di architettura e comunicazione visiva con sede anche a Matera. E’ possibile realizzarsi nel tuo settore in un territorio difficile come la Basilicata ed, in particolare, Matera?

Quando nel 2000 ho scelto di vivere a Rimini con la mia famiglia per me era difficile immaginare un futuro in una terra dove sembrava tutto difficile, a partire dalla considerazione che si aveva nei confronti dei giovani professionisti, colpevoli di non avere la giusta esperienza per guidare alcuni processi, ma non sufficientemente sponsorizzati per poter almeno dimostrare il proprio valore. Per me, una visione preistorica, contro la quale a nulla sembravano valere le competenze, le capacità e la volontà di studiare e specializzarsi. I meccanismi sembravano essere altri e hanno fatto nascere in me il desiderio di tagliare le mie radici, ricostruire un percorso personale, più libero. Però fuori dalla Basilicata, terra meravigliosa, ma avara nei confronti dei propri figli, oggi le cose stanno cambiando, forse.  Matera e la Basilicata sono sotto gli occhi di tutti, per cui le responsabilità sono cresciute. I giovani oggi, ma più in generale i cittadini, possono offrire qualcosa in più, grazie all’esperienza e alle capacità acquisite in ogni parte d’Italia e nel mondo. Sono un valore aggiunto dal quale il nostro territorio non può più prescindere. E di questo i nostri amministratori dovranno necessariamente accorgersi. Proprio in virtù di queste considerazioni ho mantenuto, con non pochi sforzi, lo studio di architettura a Matera e periodicamente sono in città per seguire i progetti in corso. Vivo due realtà profondamente diverse tra loro, ma che contemporaneamente mi arricchiscono.

Cosa pensi di Matera 2019?

Matera 2019 è una grande opportunità per una città, ma sicuramente per un intero territorio, a patto che si facciano le scelte giuste. Ho avuto la fortuna di prendere parte alla realizzazione del primo dossier di candidatura, nel 2013, e di apprezzare una grande energia intorno alla nostra città. Avevo l’impressione che qualcosa di nuovo stava accadendo, una sorta di riscatto con la storia di questo territorio. Forse per la prima volta vedevo crescere, sotto i miei occhi, la consapevolezza che solamente l’unione di tante energie potesse traghettare questa terra fuori dall’oblìo. Mettere a sistema idee, progetti, professionalità e competenze diverse, oltre che "visioni" sul territorio ha fatto si che si conquistasse prima l’entrata in short list e poi la vittoria del titolo. Matera è molto cambiata negli ultimi anni, in meglio intendo. Per tornare a noi, ho l’impressione che si stia, però, perdendo la freschezza delle idee. Negli ultimi tempi, ahimè, il progetto 2019 è diventato la "questione" 2019, una pratica da sbrigare con molta fatica. Ovviamente è una mia opinione, ma a me sembra che manchino gli entusiasmi, le energie di sicuro ci sono, ma si disperdono nei meandri delle cariche, delle presidenze e delle lotte di partito. Non c’è più tempo per tutto questo. La città sta vivendo un momento storico importantissimo. Cittadini, classe dirigente e imprenditori. Tre forze che devono dialogare e risolvere i problemi di una città che vede passare l’occasione importante del turismo come grande risorsa, per tutti. Di questo, però, l’amministrazione della città deve accorgersene ed investire importanti risorse. Agevolare le imprese che se ne occupano, incentivare e migliorare i servizi, tutelare il principale attrattore turistico che sono i Sassi, preservandoli con mirate azioni di controllo. Il rischio di mercificazione, a sfavore di questo patrimonio, è diventato molto alto. Penso che non ci saranno altre occasioni simili per disegnare una strategia di futuro. Facciamo si che questa sia la volta buona!

Quali sensazioni hai provato nel realizzare l’opera che, credo, tutti i materani conoscono, "Matera Cityscape. La città nascosta"? 

Matera Cityscape è un atto di amore nei confronti di questa città. Rappresenta il desiderio di valorizzare l’immenso patrimonio architettonico e culturale di Matera con gli occhi di chi da ormai 25 anni osserva criticamente questa realtà. A distanza di 10 anni circa, insieme ad Alberto Giordano che ha curato l’edizione, ci siamo chiesti cosa valesse la pena mostrare in un nuovo libro su Matera. Soprattutto ora che l’immagine fotografica dei Sassi è decisamente inflazionata sui social network. Occorreva un progetto, un’idea nuova sulla rappresentazione di Matera. Alla fine abbiamo messo " in scena" il ventre di Matera, gli ambienti più nascosti ma anche gli esempi di recupero più virtuosi realizzati negli ultimi anni. Da qui il sottotitolo "La città nascosta". Le sensazioni provate nel realizzare gli scatti sono state uniche e a tratti indescrivibili. Rimanere per molte ore a fotografare luoghi come la Grotta dei pipistrelli, la Cripta del peccato originale o il Parco scultura di Antonio Paradiso mi hanno reso ancor più consapevole di quanta ricchezza abbia Matera. C’è una grandissima parte di questo patrimonio ancora sconosciuto agli abitanti stessi. I quindici mesi trascorsi a studiare il territorio, a costruire un nuovo progetto visivo e a confrontarlo con gli altri curatori, Rossano Cervellera e Paolo Tritto, mi hanno sicuramente arricchito, dal punto di vista umano e professionale. Essermi confrontato con Leonardo Sonnoli nella costruzione della narrazione e del design del libro ha poi chiuso il cerchio di un’esperienza che sicuramente giudico positiva. Sicuramente un fattore nuovo, subentrato nella costruzione di questo progetto, è stata la creazione e la gestione della pagina pubblica su Facebook. Abbiamo ricevuto numerosi feedbackcon le impressioni di tante persone dislocate in ogni parte d’Italia. Percepivamo in tempo reale quali fossero le sensazioni sulla scelta delle immagini, ma anche l’entusiasmo crescente dei materani, molti dei quali hanno pre-acquistato online la loro copia, un anno prima che il libro fosse pubblicato.

I tuoi progetti futuri?

Sono desideroso di mettere insieme un gruppo di persone, dalle diverse professionalità e competenze per poter riflettere e affrontare i temi sulle città. Matera e non solo. La messa a punto di un modello di intervento che sia facilmente replicabile in diversi territori. Un progetto molto ambizioso. L’architetto deve poter immaginare una città, come questa cresce, quali sono le criticità e quali sono i punti di valore per poterne fare dei punti di forza, dei propulsori per lo sviluppoIl prossimo lavoro fotografico, invece, sarà sul paesaggio, abbandonerò per un po’ la città e i suoi complessi scenari per cercare di sensibilizzare ancora di più sull’ambiente, che poi è la vera sfida sul futuro.

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