IL VESCOVO IN ROLL ROYCE E GLI STEMMI VESCOVILI
23 maggio 2012
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Leggo sulle cronache locali che alcuni fedeli hanno protestato perchè l’ex Vescovo di Rimini Mariano De Nicolò ha accettato di farsi accompagnare a una funzione religiosa a bordo di una Roll Royce di un noto commerciante d’auto. Ciò –secondo loro- sarebbe in contrasto con la povertà evangelica, e uno schiaffo alla miseria che, soprattutto di questi tempi, si fa sentire anche nella Romagna sazia e disperata.
Questi Cattolici che protestano si comportano da veri “protestanti”. Già perché è arcinoto che una delle ragioni storico-sociali della Riforma Protestante nell’Europa del ‘500 fu proprio il lusso della Curia Romana, e, in particolare, lo sfarzo delle vesti e di numerosi altri simboli del potere. Ed è altrettanto nota la risposta della Chiesa a queste critiche: ciò che conta, cari fedeli, è essere umili dentro. Come l’oro, i marmi, e le opere d’arte che abbelliscono le Chiese, anche i paramenti sacri lussuosi, i pastorali scolpiti da sommi artisti, le tiare e i crocifissi tempestati di pietre preziose, rappresentano il simbolo dell’Alta Funzione svolta dai Pastori delle nostre anime, contribuendo così a creare l’aura solenne che eleva l’animo dei fedeli a Dio.
Occorre anche prendere atto che gli “abiti di scena” e i simboli sono,a un certo livello, indispensabili. Un Giudice non può emettere sentenze in calzoncini corti e scarpe da tennis: deve indossare la toga. Un Generale non può comandare le proprie truppe vestito con una tuta da meccanico: deve sfoggiare una elegantissima divisa ed esibire pure le sue medaglie. Divise, toghe, camici, paramenti... E scettri, distintivi, scudetti …E poi mobili, immobili, soprammobili, automobili…Già. Le automobili. Se un manager di successo non può esimersi dal farsi vedere ogni tanto a bordo di una Ferrari o di una Maserati, figuriamoci un Vescovo. Lo vogliamo fare andare in “Panda”? O in bicicletta, come Don Matteo?
Tutta la mia solidarietà pertanto all’ ex vescovo Mariano De Nicolò il cui ben noto amore per l’arte sacra può benissimo conciliarsi con l’apprezzamento dell’elegante design di una auto prestigiosa, oltretutto non Sua.
E a proposito di status simbol, vi è anche quello rappresentato dai cosiddetti stemmi vescovili.
Si tratta di veri e propri simboli araldici che, dopo aver fatto la loro apparizione tra i guerrieri medioevali come segno distintivo, cominciarono ad essere usati dai Capi della Chiesa a partire da un certo Rochefort Vescovo di Longres nel 1263 il quale, appartenendo a un nobile casato, utilizzò ovviamente il suo stemma di famiglia. Di solito gli stemmi vescovili- il cui uso si è soprattutto incrementato nella prima metà del secolo scorso- vengono apposti sulla facciata delle Cattedrale oppure su quella della Curia. Si tratta, comunque, di una consuetudine che non risulta esser stata mai regolamentata dalla Chiesa e alla quale, nei secoli, non tutti i Vescovi si sono conformati..
Lo stemma scelto dal nostro attuale Vescovo Monsignor Francesco Lambiasi, posto sopra il portale del Tempio Malatestiano, rappresenta una navicella (color marroncino chiaro) che con le vele (bianche) gonfiate dal vento attraversa il mare (blu a strisce azzurre) sotto un cielo(celeste) illuminato da un sole (giallo) sostenuta da un Grande Pesce (grigio). La simbologia è affascinante: la navicella rappresenta la Chiesa, che, sospinta dal vento dello Spirito, percorre il mare della Storia con l’aiuto di Gesù. Anche qui c’è qualche cattolico che “protesta” per un asserito eccessivo impatto cromatico dello stemma in questione sulla austera facciata del Tempio. Ma quel “simbolo araldico” (oltretutto di dimensioni inferiori al “cappello prelatizio con nappe” adottato dal precedente Vescovo) rientra certamente nella normale tollerabilità visiva.
LE CRONACHE MALATESTIANE DI GIBO BONIZZATO