IL PROGETTO GRANDE POMPEI
Conviviale con signore
Il Progetto Grande Pompei è stato argomento della serata in interclub con il R.C. Valle del Rubicone, grazie alla prestigiosa presenza del Generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, da gennaio di quest’anno nominato Direttore Generale di un’impresa da portare a termine entro il 2015: i lavori di restauro del sito archeologico probabilmente più famoso al mondo.
La scadenza dei lavori è determinata dall’Unione Europea, finanziatrice dell’intervento con 105 milioni di euro, che per garantire l’importo impone anche un arco di tempo definito entro il quale spenderli.
Il primo biennio è trascorso senza risultati apprezzabili: pochi progetti, pochi soldi spesi (0,6 milioni), pericolose lungaggini e una prospettiva d’insuccesso che sarebbe stata imperdonabile.
Da qui l’idea di affidare la guida, dal 20 gennaio di quest’anno e pur senza i poteri di un Commissario, ad un Generale dell’Arma dei Carabinieri.
A prendere ‘il toro per le corna’ è stata direttamente la Presidenza del Consiglio dei Ministri che di concerto col Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (Ministro Bray) hanno nominato Giovanni Nistri, già alla guida del comando carabinieri Tutela patrimonio culturale dal 2007 al 2010.
I precedenti del Generale erano confortanti, poiché in ogni incarico aveva sempre mostrato determinazione nel contrasto delle forme di illegalità dei beni culturali.
Già nel mandato si specifica che tutti insieme, Istituzioni e Direzione Generalle, devono operare per la legalità e la sicurezza del Progetto Pompei, cos da trasformare l'area in uno dei poli di attrazione di punta del turismo italiano. Legalità innanzitutto.
Cinque i livelli di intervento: il Piano delle Opere (85 milioni) per la messa in sicurezza del sito; il Piano della conoscenza (8,2) milioni che mira a definire un programma delle manutenzioni a lungo termine; il Piano di fruizione e comunicazione (7 milioni) per migliorare l’accoglienza dei turisti; il Piano della sicurezza (2 milioni) che è strategico ma la realtà delle intrusioni pare non sia grave come le cronache dipingono; il Piano della Capacity Building (2,8 milioni) per l’adeguamento delle dotazioni e delle attrezzature tecnologiche funzionali alle indagini e al monitoraggio del sito.
“Pompei è una città di 66 ettari che risale al 79 d.C. – ha detto Nistri – dei quali 44 alla luce e 22 interrati. 33 sono gli ettari aperti al pubblico, 242mila mq le superfici murarie, 20.000 mq le coperture. Si tratta di un sito colpito dalla grande eruzione, ma anche da terremoti e dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Certo, non è in buono stato, ma si leggono troppe esagerazioni da parte dei media. Nel 2013 hanno visitato il sito 2,5 milioni di turisti e fin qui nel 2014 si è già sopra ai numeri dello scorso anno. Forse perché temono scompaia! La struttura che guido ha in previsione l’utilizzo di 20 persone, ma ancora non siamo a regime”.
Per la verità i tempi dei bandi sono flagellati dalla burocrazia che prevede infinite pause per ogni passaggio formale. Da qui la sensazione che forse per la fine del 2015 non si farà a tempo a spendere tutti i soldi. Intanto, tutti gli appalti sono stati vinti da società italiane, la gran parte del sud.
E’ una corsa contro il tempo, lastricata di problemi e di rischi d’infiltrazioni (non d’acqua), ma l’obiettivo è di regalare al futuro di Pompei un restauro ben fatto.