IL MODELLO SAN PATRIGNANO
Conviviale con signore
“In questo posto i giovani hanno più paura di vivere che di morire”. Intorno a questa frase di Vincenzo Muccioli, fondatore della comunità di San Patrignano e ricordata ieri sera da Letizia Moratti, c’è forse l’essenza di una storia iniziata nel 1978 all’insegna del recupero alla vita dei tossicodipendenti.
In interclub con il Rotary San Marino, ieri sera la serata è stata all’insegna dell’informazione sul futuro che attende la comunità, oggi popolata da oltre 1300 ragazzi (1150 a Coriano, 100 a Botticella e 100 a Trento) con una età media di 30 anni in costante calo. Tanto che sarà necessario allestire un luogo per ospitare ragazze minorenni, mentre sono già una trentina i ragazzi con meno di 18 anni.
“San Patrignano è ancora oggi coerente con la visione del suo carismatico fondatore – ha detto Letizia Moratti, che oggi guida la comunità insieme ad un gruppo di ‘allievi’ di Vincenzo Muccioli. Ricordo che quando qualcuno gli chiedeva come immaginasse la guida senza di lui; Vincenzo rispondeva: la immagino come una cooperativa, con una guida collegiale a cura dei ragazzi. Noi siamo quello che Vincenzo immaginava”.
E così è. Letizia Moratti non cede alla tentazione di commentare le polemiche, l’uscita dei figli di Muccioli dalla comunità non è argomento utile a spiegare i temi della serata, ma il grande coinvolgimento dei ragazzi nelle risposte alle domande è parso un segno distintivo del ‘nuovo corso’. Quasi una presa di distanza dai protagonismi per dar spazio alla collegialità.
“Tutto quello che facciamo è ispirato da lui, da un uomo che viveva ogni istante in modo pieno, con lo sguardo verso la persona, sempre teso all’ascolto”.
Perché l’essenza di San Patrignano, allora, è forse in quella frase sulla paura dei giovani? Perché, l’ha ripetuto Letizia Moratti e l’hanno ripetuto coloro che guidano i vari settori della comunità, “qui il drogato non è un malato. La droga non è l’avversario da battere. Qui proponiamo un modello educativo, alla base c’è la persona nella sua interezza e irripetibilità”. E allora più che la droga che intimorisce, è l’incapacità o l’inadeguatezza che si vive addosso e che non consente di stare in mezzo agli altri senza un sostegno sintetico.
“Ora è più difficile. Prima il drogato era una persona diversa e riconoscibile, oggi la dipendenza investe la persona che più facilmente cela questa debolezza. Poi accade tutto improvvisamente e si cade”.
Molto interessante l’affondo di Letizia Moratti sull’analisi dell’attualità e il sostegno alla tesi per la quale “Affrontare la crisi con strumenti attuali non ci lascia molte speranze. San Patrignano è un modello esportabile nella società. Da qui sono usciti oltre 20mila ragazzi, il tasso di recupero è al 72% mentre nel mondo si è contanti sopra al 30%. Qui abbiamo risparmiato 4.000 anni di carcere ai ragazzi e fatto risparmiare all’Italia 300 milioni di euro. Qui recuperiamo dal disagio mantenendo quando necessario insieme la famiglia, cerchiamo e troviamo partners che come avviano al lavoro i nostri ragazzi che, quando escono, nella quasi totalità trovano occupazione. Facciamo accordi con banche che avviano progetti di microcredito: 20-25.000 euro per far nascere nuove imprese con dei tutor a sostegno. I paesi più avanzati vanno in questa direzione, è un modello di assistenza al disagio basato sul no profit, ma che in Italia si muove con un modello arretrato. Da noi, o si effettua una donazione, o si è imprenditori. Ci sono esperienze in Inghilterra con le Limited Community Company o in Usa con le Low Profit Company nelle quali distribuire piccoli utili non è una contraddizione. Sono strumenti in straordinario sviluppo. Ne ho parlato ai nostri governanti, ma non capiscono. Eppure il no profit oggi è il 3% del Pil, coinvolge 750mila persone. Ripeto, la crisi ha bisogno di strumenti nuovi e il ‘laboratorio San Patrignano’ ne rappresenta uno moderno e innovativo”.
Sui progetti, la Moratti ha citato il prossimo allargamento dei settori caseario, macelleria e panetteria. “Poi stiamo innovando i nostri prodotti, come il progetto ‘terza via del legno’.
E’ stato ricordato che oggi la comunità è al49% come capacità di auto sostentamento e che mai, come negli ultimi due anni, coi morsi della crisi, ha attivato iniziative di ricerca fondi. Infine, l’apertura all’esterno: “Ogni anno ci visitano 6000 studenti, arrivano dall’Italia e dall’estero. Ogni giorno riceviamo richieste di conoscere San Patrignano e nel limite del possibile cerchiamo di accontentare tutti“.