Il relatore ha esordito esternando il timore che il tema (assegnato d’imperio dal Presidente a tutti i soci di cui egli di conseguenza rappresenta l’avanguardia) presti il fianco all’insidia dell’autoreferenzialità. Onde evitare il più possibile questa trappola ha tentato di illustrare la sua vocazione per il giornalismo (scritto e disegnato) parlando di coloro che hanno fatto crescere in lui l’autostima per una attività, sia pur secondaria, che nel corso della sua vita è tuttavia andata sempre di pari passo con quella della professione (‘Ho sempre tenuto nel portafoglio la tessera da giornalista e quella d’avvocato e non so a dire a quale…voglio più bene!). Gibo parte descrivendo il suo maestro Squarzoni di quinta elementare che lo promosse direttore del giornalino della classe, per passare alla amatissima professoressa Fanny Beltrami Balducci che in quinta ginnasio gli ‘diede la spinta decisiva’ consentendogli …di andare regolarmente fuori tema, per arrivare a Glauco Cosmi (vero suo Maestro di malatestianità) che dopo due severi esami gli consentì il primo contatto con la carta stampata inizialmente come caricaturista e infine come autore. E’passato quindi a parlarci di Amedeo Montemaggi che più o meno nello stesso periodo lo assunse come redattore di Cronaca Giudiziaria nella neonata pagina del Resto del Carlino e di Italo Tassinari fondatore di Mondo Libero cui collaborò con una striscia mensile di tre vignette (Markus il contestatore) che ebbe la menzione d’onore al Salone dell’Umorismo di Bordighera. Non poteva mancare (iniziando con i personaggi della Babelis TV) il ricordo delle prime televisioni private nazionali via cavo dove le due vocazioni (giornalismo e avvocatura) si intrecciarono indissolubilmente fino alle liberatorie sentenze della Corte Costituzionale. A partire dal 1999 ha luogo la pubblicazione settimanale delle Cronache Malatestiane sulla Voce di Romagna proseguita dal 2017 ad oggi sul Resto del Carlino. I vari personaggi che hanno costellato il percorso di vita di Gibo e le vignette citate sono apparsi di volta in volta sullo schermo montate e curate da Marco Alessandrini che ha predisposto altresì una carrellata di circa quaranta caricature (commentate di volta in volta dall’autore) protagonisti soprattutto i soci del Club.

A mio parere con la sua relazione Gibo ha superato lo scoglio dell’autoreferenzialità ma solo fino a un certo punto. Infatti, come lui stesso ha confessato non ha saputo resistere dal proiettare sullo schermo il saluto affettuoso rivoltogli dai nuovi giovani redattori in un numero speciale del periodico apparso nel ’68 quando già da alcuni anni aveva iniziato la Professione. ‘Perché il ricordo affettuoso di quei ragazzi che avevo visto ‘crescere’ mi ha commosso allora e mi commuove un po’ anche adesso".