Quattro giugno duemilatredici, ore 18.15. Il primo pullman parte dal parcheggio di San Leo, percorre un paio di chilometri verso Rimini, svolta a sinistra, si inerpica in una stradina bianca e dopo alcuni tornanti si ferma. Un gruppo di rotariani scende, segue la guida, risale il sentiero e raggiunge i balconi di Piero della Francesca.
Ore 18.45, il secondo gruppo ripercorre la stessa strada e quando il pullman si ferma, vede su una cima all’orizzonte gli amici che si sbracciano a salutare. Con insolito entusiasmo.
Questo secondo gruppo capirà nel giro di pochi minuti il perché di quell’entusiasmo.
Uno studio intrigante e appassionante propone una teoria supportata da numerose evidenze scientifiche che individua il paesaggio alle spalle dei protagonisti di alcuni dipinti di Piero della Francesca nelle vallate del Marecchia e del Montefeltro.
Oggi siamo stati testimoni in prima persona degli sfondi dei dipinti raffiguranti “Battista Sforza” (facente parte del dittico con il celebre profilo di Federico da Montefeltro) e “San Gerolamo e un devoto”.
La fortuna ci ha messo del suo, dato che una giornata più favorevole dal punto di vista meteorologico non poteva capitare. Cielo terso, temperatura gradevole, aria frizzante.
Vista mare mozzafiato, vista sulla vallata fuori dal tempo.
L’esperienza è stata forte e suggestiva e si sono fatte velocemente le 20.00 sulle parole delle valide guide che contestualizzavano e arricchivano l’esperienza visiva. Una sorta di macchina del tempo che ci riportava agli anni di Piero.
Ma la suggestione è andata oltre, allorché Davide Barbadoro, presidente dell’associazione che ha curato l’iniziativa, ha ripreso alcune anticipazioni delle guide, ci ha raccontato della pubblicazione che racconta delle più recenti scoperte (qualche maligno le chiamerebbe teorie) che individuerebbero nel Montefeltro lo sfondo alle spalle della Gioconda.
Rosetta Borchia, pittrice e fotografa, è colei che ha dato il via concretamente a questa straordinaria iniziativa: fotografando la valle del Metauro e rivedendo in laboratorio gli scatti, ha trovato stranamente familiare quello che si trovava davanti agli occhi. Ciò che vi era alle spalle del profilo di Federico da Montefeltro nel dipinto del citato dittico, era in quelle fotografie.
Così è cominciata l’avventura di Rosetta, che ci dimostra ancora una volta che differenza passa tra il “guardare” e il “vedere”, quando la sensibilità (spesso al femminile) riesce a togliere il velo dalle cose che quotidianamente ci passano distrattamente davanti agli occhi mostrandocele improvvisamente e inaspettatamente per quello che sono. Uno dopo l’altro, tutti gli sfondi dei dipinti di Piero della Francesca vengono individuati, riconosciuti, assegnati.
Forse è scontato constatare che una tale opportunità all’estero, ovunque oltre gli italici confini, sarebbe istantaneamente esaltata e rivenduta con profitto al sempre più redditizio turismo culturale. Ma per una volta vogliamo credere di essere stati testimoni di una grande avventura nel suo stato embrionale, dove importanti risorse sono state (per una volta) investite dalle amministrazioni locali per valorizzare lo straordinario patrimonio paesaggistico e artistico nel quale siamo immersi.
Di questi tempi non è facile ritagliarsi un tardo pomeriggio per iniziare con tanto anticipo una serata rotariana. A volte servono equilibrismi, incastri, un po’ di fortuna con l’agenda e con il traffico.
Quando le serate riescono in questo modo, ogni sforzo è premiato.
Per chi non c’era, la tranquillità di poter rivivere liberamente un’esperienza straordinaria a 45 minuti da casa.
Demis Diotallevi