Relatore: Antonio Patuelli Presidente Cassa Ravenna e ABI Associazione Bancari Italiani
Botta e risposta tra il direttore della Pagina Riminese del Resto del Carlino Stefano Muccioli e il prestigioso ospite della serata Antonio Patuelli.
Il Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana ha esordito ringraziando innanzitutto i numerosi amici di Rimini che lo hanno sempre circondato di affetto e stima a partire dagli esordi parlamentari. Si sottrae però diplomaticamente alla domanda sulla situazione bancaria sammarinese, e sulle vicende delle Casse di Risparmio di Rimini e Cesena, ‘per una questione di metodo e anche di prudenza. Meglio rivolgersi direttamente agli interessati. In quanto alla più generica domanda sulla situazione bancaria italiana, osserva che l’ABI non è, come immagina la gente, al corrente di tutti gli andamenti bancari in quanto i rapporti tra gli organismi vigilanti e i singoli Istituti è diretti e riservati. I suoi flussi di informazione sono pertanto quelli istituzionali, cui si aggiunge un po’ di ‘cultura del settore’. Richiamandosi pertanto a quanto espresso in merito dalla B.C.E. e dalla Banca d’Italia, dichiara che rispetto a dieci anni fa la solidità media è buona. Tiene a precisare che il sistema bancario non è sincronico, non funziona a orologeria. Ogni Banca fa storia a sé, c’è la concorrenza, il buono e il cattivo. E pertanto al di là delle singole posizioni ciò che conta è una visione globale della situazione. Che, ovviamente, è strettamente legata alla situazione economica delle imprese. Sottolinea come la recente crisi "è stata la più grave dall’inizio del secolo", paragonabile soltanto a quelle post-belliche. La cosiddetta ‘congiuntura’ legata al petrolio, che ci costrinse a qualche domenica in bicicletta, è, al confronto, assolutamente irrilevante. In realtà avevamo praticamente dimenticato cosa fosse una vera crisi. Ora, purtroppo, "siamo come quelli che, rimasti scottati dall’acqua bollente hanno paura anche dell’acqua tepida".
La situazione sotto il profilo economico? – "Siamo entrati nell’Unione Europea mantenendo però i vecchi difetti. E infatti negli ultimi vent’anni il debito pubblico è raddoppiato, nonostante l’Europa ci abbia ‘regalato’ tassi d’interesse bassissimi. Già. Perché se non fossimo entrati in zona euro, i tassi dei tempi della lira avrebbero addirittura quadruplicato il debito, "Saremmo in ginocchio. Come la Bulgaria dopo la seconda Guerra Mondiale". Purtroppo cambiano i governi ma il debito continua a crescere. Ciò in quanto si va alla ricerca del consenso immediato mentre occorrerebbe il coraggio delle scelte impopolari. Venticinque anni fa avremmo potuto invece intervenire sul debito pubblico in maniera efficace e conveniente. Era il periodo in cui lo Stato era patrimonializzato al massimo, possedeva e controllava l’ENI e una quantità di altre Holding di cui non ricordiamo più neanche il nome.
Il Presidente dell’A.B.I. tiene a chiarire che la sfiducia degli investitori è rivolta al ‘sistema Italia’ e non certo alle nostre imprese altamente competitive per iniziativa, fantasia, intraprendenza ed eccellenza dei prodotti. Il fatto è che il debito pubblico fa sì che i titoli di Stato ‘incorporino una debolezza’ incrementando anche il proliferare di ‘tasse strane’ che in realtà si rivelano delle ‘patrimoniali’ vere e proprie anche se vengono variamente definite. Sono comunque le Banche Italiane le principali acquirenti dei Titoli dovendo costituirsi necessariamente riserve di liquidità onde garantire la restituzione di quanto erogato loro dalla B.C.E. e dalla Banca d’Italia, senza creare in tal modo problemi al sistema produttivo E naturalmente, quale corrispettivo della citata ‘debolezza’, i tassi corrisposti dallo Stato Italiano sono decisamente più remunerativi rispetto a quelli di altri Paesi.
La fiorita eloquenza nel contempo ciceroniana e romagnola di Antonio Patuelli ha conquistato ancora una volta gli ascoltatori che lo hanno subissato prima di applausi e poi di abbracci tra gli amici di sempre. A rivederci presto, Presidente!
Giuliano Bonizzato