In merito alla Cronaca Malatestiana pubblicata recentemente sotto il titolo “I cani hanno l’anima? Nel dubbio facciamogli un manifesto” mi scrive Francesca B. via e- mail . “Mi spiace contraddirti ma per me il caso andava liquidato come esempio di stupidità e ignoranza presuntuosa…Tu sei sempre arguto e ti si legge volentieri ma stavolta dovevi “andar giù duro” e non lasciar margini a giustificazioni di alcun genere”.
L’amico Paolo P. che invece mi ha contattato via… Gambalunga, mi ha trovato “un po’ troppo patetico rispetto al tuo abituale stile scanzonato” e questo, a suo dire, per aver rievocato in modo esageratamente sentimentale la mia defunta e amatissima cagnolina Lea.
Osta! Di fronte a tali critiche, sia pur bonarie, mi sono sentito in dovere di rileggermi il pezzo per identificare i punti incriminati. E dunque, debbo convenire con Francesca che avrei dovuto prendere maggiormente le distanze dall’iniziativa anziché limitarmi ad analizzare il fenomeno nelle sue componenti anarchiche e laiche. Affiancare il manifesto funebre di un cane, a quello di un cristiano è, in effetti, un comportamento di pessimo gusto, in quanto offende profondamente i sentimenti di parenti e amici del defunto. Ma occorre fermarsi qui, perché se quel manifesto fosse stato invece posizionato in altri, appositi spazi, non ci sarebbe stato davvero nulla da ridire. I precedenti sono illustri e risalgono all’antichità classica.
Nel Satiricon di Petronio Arbitro è citata la cagnolina di Trimalcione talmente importante per lui da essere addirittura raffigurata sulla tomba di famiglia. E la storica e archeologa del Museo Civico di Bologna Federica Guidi in un suo recente intervento al Rotary Rimini Riviera, dopo aver accennato nel suo “Vacanze Romane” ai nomi delle cagnoline immortalate dalle loro padrone in numerose epigrafi (Patrizia, Eolide, Perla, Partenope) osserva che “non sono solo le signore a piangere le loro amate creature visto che perfino il gladiatore Crestino di Pergamo si fa raffigurare sulla propria lapide con il suo Mourdon (Azzannatore) . Un cane sicuramente amato . pur non essendo certamente un dolce cucciolo da compagnia”
In quanto alle osservazioni di Paolo, vorrei ricordargli che in un suo famoso epigramma, il grande poeta satirico romano d’età imperiale Marco Valerio Marziale così descrive la cagnetta di un suo amico.
“Issa è più candida del bacio di una colomba,
Issa è più dolce di tutte le fanciulle del mondo.
Issa è la cagnolina preferita da Publio
Issa è più cara delle perle bianche dell’India.
Se Issa guaisce tu diresti che parla,
capisce la tristezza e la felicità.
Affinchè la morte non se la porti via tutta
Publio la fa raffigurare in una tavoletta dipinta…”
Una lapide al posto del manifesto funebre, una tavoletta dipinta in luogo della foto, Publio invece di “uno di quei burdlaz”, un Marziale che pare contraddire la propria vocazione letteraria scivolando nella melassa ma coglie ugualmente il suo bersaglio esaltando le virtù di un animale per meglio castigare i costumi degli uomini, come può capitare anche oggi (se è lecito paragonare le cose grandi alle piccolissime) in una modesta cronaca Malatestiana …
Nulla di nuovo sotto il sole di Rimini, Città Romana.
Giuliano Bonizzato