CRONACHE MALATESTIANE: IL BUCO, IL MURATORE E LA RIVOLUZIONE

22 febbraio 2014   00:00  

E’ noto l’episodio di Giotto, giovane apprendista alla scuola di Cimabue, che, per scherzo, disegna una mosca sul naso di una figura del maestro, il quale, tratto in inganno, cerca invano di scacciarla…

Qualcosa del genere è capitato a un muratore di Ravenna che, al Museo dell’Arte, ha scambiato il foro di un chiodo, magistralmente dipinto sul soffitto dall’artista Riminese Eron, per un buco vero, provvedendo diligentemente a “stuccarlo”. Il che farebbe del citato Eron un novello Giotto se egli non fosse già uno dei massimi esponenti di street-writing e spray painting. In un primo tempo, avendo gettato soltanto una occhiata frettolosa al titolo dei quotidiani, avevo pensato trattarsi di un buco vero praticato su tela monocroma da un tardivo imitatore di Lucio Fontana e mi era balenata una ipotesi affascinante. Vale a dire che l’onesto lavoratore, posto di fronte a un foro spacciato per opera d’arte, avesse agito in un subitaneo moto di ribellione. Tutti sanno infatti che Vladimir Ilic Ulianov, in arte Lenin, aveva imposto quale principio indiscusso, che l’arte, per essere definita tale, dovesse essere capita dalle masse e non soltanto da pochi privilegiati. E ipotizzavo che da questo semplice gesto, ovviamente amplificato dai mass media, avrebbe avuto inizio una sorta di rivoluzione iconoclasta antimodernista, promossa dalle anime semplici di chi, posto di fronte a certa arte contemporanea, si domanda ancora, candidamente, cosa cavolo “voglia dire”. Da quei puri di cuore, insomma, che, immuni dall’atteggiamento estetico-estatico indotto dai critici d’arte, non applaudirebbero mai ( come è già successo!) uno sportello (quello dell’allarme antifurto della sala) ritenendolo opera di un espositore. La protesta- sempre secondo le mie fantasticherie- avrebbe assunto dimensioni sempre più esasperate con folle in tumulto riunite nelle piazze a scandire in coro “artista moderno-non passerai l’inverno” ed altri simili slogan, dilagando infine, per mostre e musei, prendendo a calci le lattine di Coca Cola esposte nel reparto “Pop Art” e riempiendo di liquidi innominabili composizioni a base di bidet, vasi da fiori e annaffiatoi. Vedevo infine portare in trionfo, per le strade, incoronata di lauro, quella santa donna delle pulizie che qualche giorno fa, a Bari, ha consegnato agli operatori ecologici due “opere d’arte” fatte di fogli di giornali e cartoni, esposte in una sala museale della città, da lei scambiati per “ imballaggi usati” e come tali finite irrimediabilmente in discarica.

Nulla di tutto questo. Le mie fantasie si sono dileguate come nebbia al sole dopo essere passato dai titoli dei giornali alla notizia vera e propria.. Apprendendo cioè che il bravo muratore ravennate, aveva semplicemente tributato, stuccando un buco dipinto, un involontario omaggio a un’arte che avrebbe ricevuto il plauso di Lenin in persona. L’iperrealismo, infatti, è un tipo di pittura che tutti sono in grado di capire, anche se, come si è detto, il nostro concittadino, proiettato verso altre, originali dimensioni, non ne fa davvero il proprio biglietto da visita.

Come Giotto, d’altronde.

Giuliano Bonizzato

MULTI-ROTARY - Distretto 2072