CRONACHE MALATESTIANE: I CANI HANNO L'ANIMA? NEL DUBBIO FACCIAMOGLI IL MANIFESTO
05 febbraio 2016
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Il manifesto funebre col necrologio al cane, piazzato accanto a quelli umani mi ha indotto alle seguenti considerazioni.
Innanzitutto trattasi della ennesima prova che ciò che prima o poi succederà in Italia capita prima a Rimini. E’ certo,infatti, che dopo questo exploit (di cui hanno dato notizia tutti i media nazionali) i necrologi degli amati cani e degli adorati gatti dilagheranno per tutta la penisola.
C’è poi la “malatestianità” che mi pare caratterizzi tutta la faccenda. Come ho già avuto modo di osservare, i Malatestiani possiedono un modo brusco e diretto di esprimersi, e una tendenza irresistibile alla dissacrazione e alla beffa ereditata forse dagli antichi romani da cui discendono. Inoltre sotto la “rusticità” di facciata, celano spesso una calda sensibilità. E non difetta neppure la cultura, intesa come eredità storica di una popolazione tendenzialmente ribelle, e di convinto, collaudato laicismo. L’annuncio in questione è un classico esempio di tutto ciò.
Lapidarietà del testo. Nulla viene concesso alla retorica ( “Eri un animale da tutti considerato tale. Per noi eri una persona. Riposa in pace).
Sensibilità. Il grande sentimento d’affetto per l’amico perduto emerge e si evidenzia proprio in virtù di quelle scarne parole.
La beffa. Ed ecco la foto di Dante con l’elmetto in testa per il gusto tutto riminese di ridimensionare, sempre e comunque, l’amico cui vuoi veramente bene per evitare che si monti troppo la testa diventando un insopportabile“sburone”. (Mario a Titta: -“Se vai a Roma e vedi quel pataca di Fellini, salutalo da parte mia e digli che è un pataca”).
La dissacrazione. L’annuncio funebre non nasce isolato ma trova la sua collocazione nella bacheca destinata agli uomini. Da qui la prevista reazione di chi non vorrebbe mai che accanto al manifesto di un proprio caro, compaia, con pari dignità, quello di un cane, per di più con l’elmetto. Ma, per il riminese purosangue, particolarmente dotato di quello che una volta si chiamava spirito goliardico, proprio lì sta il bello.
La cultura. E’ quella, anarchica e laica, che contrapponendosi a quella di matrice cattolica, dichiara che anche i cani sono “persone”. E dunque possiedono un’anima né più né meno dei loro padroni.
Un dubbio che era venuto anche a me, pensando all’ amata cagnolina che per dodici anni ha fatto parte della mia famiglia. “-Cara Lea, tu che avevi tutti i sentimenti umani, gioia, dolore, amore, riconoscenza e perfino senso dell’umorismo…Tu che alla mattina presto, dopo avermi svegliato con una leccata, mi sorridevi con tutti i tuoi dentini bianchissimi, tanto che ho dovuto farti una foto per convincere chi non ci credeva, meritavi forse di finire nel nulla? E se ci sei andata tu, non rischio anch’io la stessa sorte?”.
“Beh – si sarà forse detto uno di “Quei burdlaz”- Sai cosa faccio, mio caro Dante? Nel dubbio schiaffo il tuo manifesto funebre accanto a quelli di chi l’anima è sicuro di avercela. E poi stiamo a vedere cosa succede…
Giuliano Bonizzato