CRONACHE MALATESTIANE: CAMPANILISTI I ROMAGNOLI? ANDATE A VEDERE IN TOSCANA...

13 maggio 2013   00:00  

Con il suo ultimo libro “La Romagna, Storia di una identità”, il Sindaco di Forlì Roberto Balzani ha letteralmente mandato in bestia il Movimento per l’Autonomia della nostra… “Non Regione”. Afferma infatti Balzani, Docente di Storia contemporanea nella Facoltà di conservazione dei Beni Culturali di Ravenna, che la Romagna non ha una vera e propria identità regionale, essendo in sostanza frutto di un “immaginario” politico e culturale, a partire dalla Romània contrapposta alla Longobardia, durante il dominio bizantino, fino ai miti del Risorgimento carbonaro e garibaldino, passando per una pseudo identità territoriale inventata  da Napoleone col suo “Dipartimento del Rubicone”. Ciliegina sulla torta il Duce, che “lancia”  la “sua” regione come  culla dell’Uomo Nuovo fascista,fondendo l’identità romagnola folcloristica e dialettale con le vestigia della Romanità Classica, magari trasformando in Arco Trionfale la porta di accesso ad Ariminum o decidendo d’imperio che il fiumicello traversato da Cesare scorre nei pressi di Savignano. trasformata per l’occasione in Savignano Sul Rubicone, tanto per togliere ogni dubbio a Cesenati e Santarcangiolesi. C’è poi  la cultura della tradizione (con La Rivista La “Piè” di Aldo Spallicci) e il Cinema (Fellini) che hanno contribuito a rafforzare questa sorta di stereotipo regionale. Mentre, in realtà, il tratto più vero dei romagnoli  sarebbe la  fedeltà al proprio campanile. Insomma, fermo restando che “i romagnoli esistono (e come!)”  la stessa cosa non si potrebbe dire della Romagna che vive tutt’ora “di un passato rurale ed elegiaco”. Da qui l’invito a liberarsi “di un regionalismo impossibile e fuori del tempo” e “dar vita finalmente a un territorio amministrativo Romagnolo uniforme” passando da “uno spazio culturale e magico …a uno spazio amministrativo reale”. Un salto possibile come esperimento solo da noi, dal momento che “altrove i regionalismi sono stati soddisfatti o si sono dissolti nel grande mercato globale delle identità”.
Non ho naturalmente l’autorità culturale per confutare le opinioni del Professore e Sindaco di Forlì. Mi risulta però che quando l’Italia era stata quasi fatta e bisognava ancora fare gli Italiani, fu proprio il Ministro dell’Interno Carlo Farini a proporre l’incorporazione della Romagna negli ex ducati e nelle Legazioni “ affinché nel loro moderatismo venga stemperato il rivoluzionarismo dei Romagnoli. Cosicchè, se la Romagna non si è mai costituita in regione dal punto di vista amministrativo, il motivo  potrebbe anche star  nel fatto che abbiamo fatto sempre un po’ di paura a tutti. Per il resto mi limito ad osservare che, da noi, il sentimento regionale è comunque di gran lunga superiore a quello di molte altre regioni Italiane che non hanno mai avuto problemi ad essere riconosciute come tali. Tanto per fare un esempio,  il campanilismo che esiste in Toscana non può essere neppure lontanamente paragonato al nostro. Da loro “è meglio un morto in casa che (rispettivamente, a seconda della città confinante)  un Pisano, un Livornese, un Fiorentino sulla porta”. Noi non ci sogneremmo neppure di insultare in siffatto modo  un’altra città romagnola. E infatti, di quelli che non vorremmo sulla porta, citiamo solo i marchigiani, forse perché, un tempo, facevano gli esattori delle tasse.  Né, preferendo di gran lunga alle guerre i matrimoni tra Casate Nobiliari, ci  siamo massacrati  a vicenda come è successo  tra Senesi e Fiorentini, che sono ancora lì a rinfacciarsi gli antenati morti nella battaglia di Montaperti, o tra Pisani e  Lucchesi, Pratesi e Pistoiesi  che se le son sempre date e dette di santa ragione, con Livorno ancor oggi sola  contro tutti. come appare evidente  a chi scorra un numero qualsiasi  del Vernacoliere…    Un’ultima notazione, molto personale. All’ Università, di Bologna Vassallo del Castello di Rimini subentrato a  Fernando Pelliccioni, eppertanto consacrato, nel corso di una cerimonia in Costume Medievale,  Nobile del glorioso “Feudo Goliardico Romagnolo” (coincidente con il territorio della ex legazione Pontificia) non mi sognavo neppure di disconoscere l’autorità del Gran Feudatario di Ravenna Piero Lobietti  sul mio e sugli altri Castelli di Cesena, Forlì e Imola…Non avevamo nulla da che spartire con Emiliani e Marchigiani. Eravamo romagnoli e basta e come tali, tutti assieme e volendoci un bene dell’anima, abbiamo compiuto imprese leggendarie. Caro Balzani, prendi nota. Anche questa è storia.

Giuliano Bonizzato

MULTI-ROTARY - Distretto 2072