CRONACA MALATESTIANA: NONOSTANTE TUTTO SI STA MEGLIO A RIMINI

07 agosto 2012   00:00  

In merito alla garbata polemica sulle condizioni del nostro mare, insorta tra me e l’amico Bruno Sacchini, vorrei innanzitutto precisare che per quanto riguarda trasparenza e colorazione il fondo sabbioso c’entra fino a un certo punto dal momento che prima del progressivo potenziamento del depuratore, a mare calmo e soprattutto al mattino, si vedeva il fondo a quattro metri. Ribadisco inoltre il concetto che il pericolo di infezioni da coliformi fecali può verificarsi  solo ed esclusivamente nelle ventiquattro ore successive a un temporale che abbia comportato l’apertura degli sfioratori di piena. Ne consegue che chi afferma, a mezzo stampa o sul Web, che il nostro mare è inquinato sempre e comunque, si rende responsabile del reato previsto dall’art. 656 del codice penale che punisce con l’arresto sino a tre mesi chiunque diffonda notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico. Un reato dal quale, si badi, non è dato difendersi affermando di aver agito in perfetta buona fede. Infatti il suddetto illecito è punito anche a titolo di colpa.
Mi si permetta, infine, di contestare vivacemente una visione troppo restrittiva del nostro turismo balneare, quasi che il nostro povero mare fosse un “optional” rispetto a quello di Costa Smeralda, Caraibi, Croazia e compagnia bella. I mari tropicali, dopo un po’ che li si frequenta sono di una noia infinita, almeno sino a quando non si ha a che fare con qualche pesce velenoso infiltratosi in mezzo a tutti quei bei pesciolini colorati, o non ci si imbatte in uno squalo, anche se per lo più innocuo, al di là della barriera corallina.  Per quanto riguarda l’Europa, basta aver frequentato tutte le sue spiagge (quando ci sono!) per rendersi conto dell’ ampiezza veramente straordinaria della nostra, in virtù della quale riusciamo ad evitare sia i contatti troppo ravvicinati con i nostri simili, che l’opprimente incombere di complessi alberghieri alle nostre spalle. Per non parlare delle località Europee (e sono la maggioranza) dove anziché sabbia trovi scogli e sassi, il mare è subito profondo e inaccessibile agli inesperti e non esistono né ombrelloni né bagnini, né servizi igienici nè bar nè ristoranti nè toilettes, né docce. Oppure dove l’acqua, soprattutto se oceanica, è sempre troppo fredda, cosicché sei costretto a nuotare malinconicamente nella piscina degli alberghi. Oppure dove il mare è  caldo e  limpido ma pullula di invisibili e micidiali batteri, visto che i depuratori o non ci sono o non funzionano. Per non parlare di coste dove è impossibile scendere in acqua a causa della presenza di milioni di meduse, o dove chi fa footing sul bagnasciuga sprofonda a mezza nelle sabbie mobili E a proposito di sabbia non sarebbe il caso di ricordare sui nostri depliants, come si faceva una volta, che la nostra è la più morbida, fine e sottile del mondo? E a proposito di mare perché nessuno scrive che non esiste in Europa un mare senza buche né altre insidie dove i bambini possano immergersi fino a cento metri dalla riva senza correre alcun rischio e dove ogni nuotatore viene amorevolmente seguito a vista da un marinaio di salvataggio? E perché nessuno solidarizza, ora che sta per essere approvata la legge sulle concessioni demaniali, con quei bagnini – rectius “operatori balneari”- che si tramandano il mestiere da padre in figlio e hanno fatto delle loro concessioni tanti piccoli villaggi turistici attrezzati, puliti, ordinati dove i clienti vengono fidelizzati al punto da non spostarsi dal loro “bagno” nel corso di una intera vita?
Tutto va ben madama la marchesa? Niente affatto. Mai detto, né scritto, caro Bruno. Anzi. Basta digitare il mio cognome su Google abbinato alla parola “mare” (l’ho detto già, ma reperita iuvant) per accertare che mi batto da sempre e non solo dalle colonne di questo quotidiano, contro un’amministrazione che anziché essere all’altezza di queste impagabili, peculiari caratteristiche della Riviera Adriatica, ha sempre colpevolmente trascurato la qualità delle acque marine sottocosta. Realizzare, dove è ancora possibile un sistema di doppie condutture, potenziare le centrali di sollevamento, predisporre una più vasta rete di vasche di prima pioggia, e- urgentissimo ormai e non più rinviabile- utilizzare i reflui del depuratore per fertilizzare i campi e non il mare, dovrebbe rappresentare ormai una priorità assoluta. A meno che non si voglia adottare quella che io chiamo, tristemente, la Soluzione Finale. Mi spiego. Avete notato che, a causa un po’ della crisi, e un po’ del panico creato dagli shit-terroristi il mare è esteticamente migliorato e i pesciolini sono tornati a guizzare anche a riva? Il perché è presto detto: con un minor numero di ospiti che fanno la doccia , il bidet , la pipì e la popò, il depuratore scarica sulla costa il cinquanta per cento di acqua dolce in meno, con i correlati benefici effetti sull’eutrofia e l’anossia. E naturalmente, per la medesima ragione anche le piogge fanno meno paura, visto che si sommano con una minore quantità di acqua turisticamente prodotta. Da qui la soluzione alternativa. Incentivare la diffusione di notizie false esagerate e tendenziose sino a convincere i turisti a frequentare altre località. In tal modo a Rimini rimarranno solo i residenti, il mare tornerà limpido e celeste, le centrali di sollevamento non avranno più nulla da sollevare e risparmieremo anche i soldi per la metropolitana di costa…
 
Giuliano Bonizzato
 

 

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