CHARLIE EBDO E LA SATIRA, LIMITI E RESPONSABILITA'

18 marzo 2015   00:00  

A distanza di settanta giorni dalla strage di Parigi nella redazione di Charlie Hebdo, con l’irruzione di un commando di terroristi nella redazione del settimanale satirico e l’uccisione di dodici persone, il Club s’è interrogato ieri sera sulla libertà di espressione, nella sua declinazione tradizionalmente più irriverente.

La satira ha radici antiche e la locuzione latina Castigat ridendo mores (Corregge i costumi ridendo) in qualche modo ne segna la nascita, fin da quando l’iscrizione, posta sul frontone di vari teatri e dovuta al poeta latinista francese Jean de Santeuil, efficacemente la definì.
Dal teatro alle varie arti, con un continuo processo di contaminazione, la satira accompagna la storia e colpisce i potenti.
Ma non è una conquista definitiva. Ciò che in tanti paesi è scontato, altrove è ancora lontana dall’essere disponibile alla bisogna. E’ la libertà di poter esprimere un pensiero, ma anche di garantire che l’altro possa farlo. Già, ma il limite dov’è? E’ una domanda che ha aleggiato nell’aria per tutta la serata.
Grazie a Sabrina Zanetti, la serata è stata animata dall’intervento di tre relatori: Loris Cantarelli (Direttore editoriale di Fumo di China, notissima rivista di critica e informazione sul fumetto), Roberto Grassilli (fumettista con trascorsi a Frigidaire, Linus, Cuore, Il Misfatto, ecc) e Paolo Guiducci (giornalista, grande esperto di fumetti e curatori di mostre e cataloghi).
Grazie ai numerosi contributi mostrati, è stato possibile riepilogare per sommi capi la reazione scatenatasi nel mondo dopo la strage parigina, con un proliferare di vignette che hanno inteso ribadire la sproporzione fra ciò che Charlie Ebdo pubblicava e quanto accaduto in quella redazione per mano dei due terroristi. Quasi a ricordare quanto la libertà di espressione che consideriamo definitivamente conquistata, in realtà sia da difendere.
Già, ma il limite dov’è? Quando ad una domanda ci si gira intorno, spesso è perché le risposte sono tante quante le persone presenti in sala.
Secondo Grassilli il limite è la legge; secondo Guiducci la libertà è tale fin quando porta con sé anche una responsabilità, il rispetto nei confronti della sensibilità altrui. Secondo Gibo Bonizzato, la satira probabilmente è morta e ci resta l’umorismo.
C’è quindi chi ha comprato una delle cinque milioni di copie di Charlie Ebdo vendute dopo il 7 gennaio, magari senza aprirla; c’è chi invece la frase Je Suis Charlie non l’ha fatta diventare la propria immagine sui social, mentre l’hashtag #JeSuisCharlie diventava uno dei più popolari di sempre su Twitter (pare sia stato usato cinque milioni di volte).
La serata ha indagato anche lo spirito che anima l’uomo di satira. “E’ quasi fanciullesco. Essere duri e sfacciati, ma pure coraggiosi, deriva da una forma di incoscienza propria anche nei bambini. Altrimenti certe espressioni, se le carichi di riflessioni e analisi, confronti e ragionamenti, non riesci a dirle efficacemente e magari a disegnarle”.
La satira ha bisogno di un contesto, spesso capito solo da chi lo vive direttamente ed ecco perché una vignetta può apparire durissima, fin anche incomprensibile, per chi quel contesto non lo vive. Esempio: quando Cuore pubblicò il titolo ‘L’arrivo dell’ora legale semina il panico fra i socialisti’ si era alla vigilia dell’inchiesta di Mani Pulite. Certo, Pietro Nenni e Filippo Turati non erano i destinatari di quel messaggio satirico, ma lo era una generazione politica all’indice dell’inserto diretto da Michele Serra.
In Italia, è stato detto, la satira fatica a vivere, quasi avesse un suo ciclo di utilità che s’è esaurito. Forse, va detto, anche perché il bersaglio della satira è un concorrente esso stesso coi suoi comportamenti.
 

MULTI-ROTARY - Distretto 2072