Serata significativa innanzitutto sotto il profilo umano. Di tumori infatti si è parlato soltanto in ‘seconda battuta’, in seguito alle numerose domande rivolte a un relatore veramente d’eccezione, attuale direttore dello IOR (di cui è stato fondatore nel 1979) Direttore scientifico emerito dell’IRST di Meldola, realizzatore di una Unità di oncologia in Tanzania e autore di numerose pubblicazioni concernenti in particolare la sua specializzazione sulla epidemiologia clinica e molecolare del cancro. Abbiamo rivissuto, attraverso le Sue parole, la storia personale di un medico dalla quale traspare non soltanto l’impegno operoso ma anche un grande senso di responsabilità e solidarietà verso il prossimo. La vocazione nasce quando, bambino nella sua piccola comunità montana di Corniolo, percepisce la malattia tumorale come qualcosa di misterioso, ineluttabile e perfino innominabile. Da questa sensazione inconscia nasce poi la passione per lo studio, la ricerca, l’empatia nei confronti del paziente, una sorta di ‘ossessione’ come egli stesso l’ha definita, cui ha dedicato tutta a vita battendosi in favore della solidarietà e del volontariato e collaborando attivamente (dopo ripetute esperienze di studio e di ricerca presso centri internazionali negli Stati Uniti e in Inghilterra) ai progressi della lotta contro il cancro. Progressi davvero incredibili se si pensa che dai tre- quattro farmaci disponibili negli anni 50 si è passati alle centinaia di quelli odierni. Che oltretutto si rinnovano continuamente a distanza di pochi mesi, impedendo di conseguenza la pronuncia di diagnosi un tempo definitive, dando sempre nuove speranze ai malati e aumentando, in entusiasmante progressione, le probabilità di guarigione o le possibilità di sopravvivenza nel lunghissimo periodo. Esiste ora una ‘Medicina di precisione’ che dopo aver trovato la ‘pallottola per colpire quel gene’, è ora riuscita a rendere inospitale l’ambiente in cui il tumore prolifica, a ‘inaridire l’oasi’ dove si alimenta il male. Essenziale infine, il ruolo che in questo campo giuoca la prevenzione, grazie all’ eliminazione del fumo a una maggior attenzione all’alimentazione.
DINO AMADORI
Se la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante nella lotta contro il cancro, se la mortalità per neoplasia negli ultimi anni ha cominciato a diminuire, molto lo si deve al prof. Dino Amadori. Nato a Santa Sofia, in provincia di Forlì, il 21 aprile 1937, si laurea con lode presso l'Università degli Studi di Bologna il 17 novembre 1961: un periodo in cui, purtroppo la Romagna era una terra tristemente famosa per l'alta mortalità legata alle neoplasie tra i suoi abitanti.
Ispirato dalla convinzione che un futuro senza tumori sia possibile, il dottore è stato in prima linea lungo tutto l'arco della sua vita personale e professionale nella lotta contro il cancro. La sua attività spazia dall'assistenza medica dei pazienti oncologici alla sensibilizzazione sul tema della prevenzione; dal miglioramento della qualità di vita delle persone terminali alla creazione di strutture apposite che possano condurre queste attività su una scala più ampia.
A questo scopo il prof. Amadori, assieme all'avvocato Salvatore Lombardo, figlio di una sua paziente, fonda nel 1979 l'Istituto Oncologico Romagnolo, una cooperativa operante al fianco delle strutture pubbliche con l'obiettivo di "perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana, all’integrazione sociale dei cittadini attraverso la gestione di servizi sociosanitari ed educativi ed in particolare attraverso l’azione di prevenzione, cura e riabilitazione oncologica e di ricerca scientifica".
Ma la sua attività non si limita certo a questo. Nel 1984 ha ideato e realizzato il Registro Tumori della Romagna per raccogliere, elaborare e divulgare in modo sistematico e tempestivo le informazioni su incidenza, mortalità, sopravvivenza e prevalenza di tutti i casi di tumore maligno che insorgono nella popolazione coperta dal registro; produrre dati individuali di elevata qualità, utilizzabili per studi specifici clinici ed epidemiologici; e offrire ulteriori possibilità di prevenzione e diagnosi precoce.
L'impegno profuso nella lotta contro il cancro l'ha portato ad essere nominato Presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica dal 1997 al 1999. È tuttora Presidente della Commissione Oncologica Regionale dell'Emilia Romagna, e membro delle principali società scientifiche nazionali ed internazionali di settore.
Oltre ad essere il Presidente dell'Istituto Oncologico Romagnolo è attualmente il Direttore Scientifico dell'Istituto Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori a Meldola, struttura d'eccellenza e all'avanguardia a livello nazionale nella cura dei tumori inaugurata nel 2007 alla presenza delle massime autorità.
Se ieri abbiamo creato e valorizzato le oncologie romagnole fino alla creazione dell'IRST, il nuovo IOR sarà un catalizzatore di solidarietà e generosità per essere sempre a fianco dei pazienti e delle loro famiglie.
Prof. Dino Amadori