AMMIRARE L'INSIEME DELL’OPERA D’ARTE
29 dicembre 2011
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Non è facile relazionare in modo ordinato, sintetico e comprensibile la lectio magistralis che Pino Parini ha regalato ai soci del Rimini Riviera a fine marzo. Per circa due ore, Piero Parini è stato letteralmente un fiume in piena, arginato a fatica da Fabio Mariani che gli aveva promesso di aiutarlo a gestire i tempi e i temi. Un gradevolissimo, impegnativo, indimenticabile fiume in piena.
Di cosa ha parlato? Forse conviene fare un rapido elenco dei concetti che sono stati toccati dal relatore e che hanno reso l’intervento una vera e propria lectio magistralis su... dicevamo di aspettare a definire i confini dei temi trattati… anche perché uno dei preziosi consigli della serata ha proprio messo in guardia sui limiti della parola e la tendenza che essa ha di ingabbiare e condizionare il funzionamento della mente.
Dove eravamo? All’elenco – in ordine sparso – di alcuni degli argomenti trattati: cibernetica della mente, logonica, hardware, software e intelligenza artificiale, modalità di compresenza, costruttivismo radicale, individuazione isolata, dicotomia spirito e materia, arte tradizionale ed arte contemporanea, evoluzione cognitiva nel campo del pensiero, interazione tra ambiente e percezione, atomismo attenzionale, mondo esperienziale fondato su memoria e attenzione, dialettica tra unità e molteplice, codici formali di regole e di comunicazione, araldica e simmetria totale, simmetria con massimo di variazione, ideologia, ironia e religione, le dodici categorie di Kant (gnoseologia dell’intelletto) che oggi sono diventate oltre 2.500 e la rappresentazione sotto forma di bersaglio forato di ciò che il buon Immanuel definiva “accidente”. A ciò si aggiungano Lucio Fontana, Nicolas Pasternak, Mozart, Cartesio e l’onduloserpentinflosciocadenteeretta.
E quindi, di cosa ha parlato? Spero di non sbagliare dicendo che al centro della esposizione c’è stato il tema dei rapporti di compresenza (tra opera d’arte – e quindi autore – e osservatore) e dell’importanza di concentrarsi, nell’approcciare le opere d’arte stesse, prima sull’insieme e solo in seconda battuta sui personaggi.
A questa affermazione Piero Parini ci è arrivato presentando in modo estremamente interessante ed originale alcuni capolavori (tra cui un affresco di Giotto presente nella Cappella degli Scrovegni di Padova, la Deposizione di Cristo del Caravaggio) ed accompagnando passo a passo gli intervenuti in un viaggio irripetibile nei meandri della mente umana.
La sintesi della serata può essere degnamente rappresentata dall’invettiva fatta nei confronti dei maestri di educazione artistica o di geometria che, tracciato un cerchio, si ostinano a mostrare ai ragazzi il centro del cerchio disegnando materialmente un punto con il gessetto sulla lavagna. Il punto non ha dimensione, sarebbe molto meglio immaginarlo. Diversamente – come di regola accade – esso viene indelebilmente impresso nella nostra mente e da quel momento in avanti non saremo più in grado di immaginarci niente di diverso.
Ma la sfida di Piero Parini è di ribaltare la logica tradizionale nell’ammirare i capolavori, è l’invito rivolto a tutti in chiusura è di prestare attenzione allo sfondo, lasciando in secondo piano i protagonisti. Una provocazione che vuole essere uno stimolo di riflessione del quale ognuno deciderà l’uso che preferisce.
Per tutto il resto – tanto, tantissimo – presentato nel corso della serata, forse conviene appellarsi alle ultime parole del celebre tractatus di Wittgeinstein e, anche se per motivi ben diversi da quelli originali (in questa sede sono semplicemente i limiti espositivi e di sintesi del cronista che impongono la scelta), ricordare che “Di ciò che non si può parlare, si deve tacere”.
Demis Diotallevi