ALESSANDRO BELMONTE, ILLUSTRE SCONOSCIUTO (FINO A IERI)
Caminetto
Alessandro Belmonte è un illustre sconosciuto riminese. Illustre lo è perché le testimonianze raccolte nella preziosa pubblicazione dedicata proprio a questo protagonista della vita cittadina fra fine ‘700 e inizio ‘800 ce ne riportano il prestigio.
Come riminesi dobbiamo essere grati al lavoro di Rosita Copioli, letterata illustre, e a Quinto Protii con la sua Digital Print all’inizio di una collana dedicata al territorio e alle sue eccellenze storiche. Complimenti ad entrambi. Oltre a Rosita Copioli va ricordato il contributo di Alberto Silvestro.
Alessandro Belmonte (1757-1838) Ufficiale di Marina dall’Armada Real ai porti dell’Adriatico è il titolo della pubblicazione che fa emergere un personaggio che a pieno titolo rientra nella storia di Rimini e in particolare della sua vocazione turistica e marinaresca.
Alessandro Belmonte fu un pregiato cartografo, un esploratore scientifico nelle maggiori spedizioni della Marina spagnola, un ottimo patriota. Fu ispettore dei porti dell’Adriatico, si occupò dell’industria di mare nel senso più ampio, (per ‘il bene della cosa’ amava ripetere), del Governo e della società.
Perché connesso al turismo? Perché Belmonte influì in modo determinante sui nipoti Alessandro e Ruggero Baldini che con Claudio Tintori fondano l’Industria dei Bagni di Mare nel 1843, cinque anni dopo la sua scomparsa.
Discendente diretto di Alessandro Belmonte è il riminese avvocato Luigi Lega Baldini.
Altro punto di contatto: Alessandro Belmonte fu proprietario con la sua famiglia della Villa des Vergers, poi acquistata dallo studioso francese nel 1843.
Insomma, quella dedicata a Belmonte è la prima biografia di un grande riminese di cui si è sempre ignorato il rilievo, non solo cittadino. E che ora, grazie al lavoro e alle ricerche di una studiosa del calibro di Rosita Copioli e al sostegno di Quinto Protti esce dall’ingiusto oblio.
Un uomo intrecciato coi poteri, che sempre lo hanno valorizzato e rispettato, come riporta una nota diffusa alla presentazione del libro nel febbraio scorso. Figlio terzogenito della famiglia più importante della città (è cugino dell’autorevolissimo cardinale Giuseppe Garampi, prefetto dell’Archivio segreto, uomo chiave della diplomazia vaticana e nunzio a Vienna, mentre il consuocero Antonio Baldini è cugino di papa Ganganelli), diviene Cavaliere dell’Ordine di Malta (1776) e si arruola nella Marina Reale di Spagna (1778), dove ha incarichi rilevanti. Viaggia nelle più importanti spedizioni scientifiche e militari: con Alessandro Malaspina, e si distingue eroicamente nell’assedio di Gibilterra (1782); con Antonio de Córdoba e Dionisio Alcalá Galiano dallo Stretto di Magellano alla Patagonia; con Vicente Tofino per l’Atlas Maritimo de España. Esegue le carte della Spagna, delle Isole Azzore e Canarie, delle coste intorno al Rio della Plata, dello Stretto di Magellano, della Terra del Fuoco nell’America Meridionale.
Costretto a tornare in Italia per una malattia, partecipa con il fratello Gianmaria alla Repubblica Cisalpina. Dopo il suicidio di questi, deportato a Pest, è attivo nel nuovo Regno d’Italia con l’altro fratello Lodovico e il cognato Daniele Felici Capello, che Napoleone nomina Ministro degli Interni. Si occupa della Marina Italo-francese; sostiene Murat, seguendone per breve tempo la Marina. Alla caduta di Murat deve rifugiarsi in Svizzera con l’amico Pellegrino Rossi. Comunque fedele allo Stato pontificio, ha l’incarico di «Ispettore di Sanità marittima e della Polizia dei Porti del Terzo Circondario marittimo pontificio dell’Adriatico», che mantiene con la massima competenza fino in tarda età. Legato profondamente alla gente di mare, si adopera, dice, «non mosso da proprio interesse e vantaggio, valendomi di quei pochi lumi, che una lunga esperienza delle cose di Mare, e l’attaccamento particolare ai Marinari, e Naviganti coi quali ho passato la massima parte della mia vita m’hanno saputo suggerire».
Si occupa di tutto quanto concerne quella che definisce industria di mare: pesca, costruzioni navali, porti, uffici marittimi, ecc. È consapevole dell’importanza del ruolo degli armatori nel mondo della marina per aumentare i traffici commerciali marittimi attraverso l’impiego dei loro capitali. Ma si preoccupa anche del futuro riservato ai vecchi marinai inabili al lavoro e bisognosi d’assistenza.
Alessandro Belmonte appartiene a una aristocrazia colta e illuminata, per cui l’idea di giustizia coincide con «il bene della cosa», ossia del Governo e della Nazione: ogni progetto privato è anche sociale, finalizzato alla costruzione della patria e della comunità cittadina.
Con una vastissima documentazione totalmente inedita, proveniente da numerosi Archivi italiani e stranieri, e una ricca iconografia, il libro ricostruisce ambienti storici internazionali, sia nell’arco di tempo della sua vita, sia negli anni che lo precedono e seguono.