CRONACHE MALATESTIANE
di Giuliano Bonizzato
Cuore, creatività, fantasia unite a una voce calda e profonda e a un orecchio e a una sensibilità musicale straordinari, hanno fatto di Vittorio Corcelli, recentemente scomparso all’età di anni 89, il cantante jazz che tutti abbiamo conosciuto e amato. Il suo jazz era (e non poteva essere altrimenti) quello dell’America degli anni ruggenti, il jazz che regala gioia e allegria a chi lo suona e a chi lo ascolta, a differenza di quello moderno, freddo, e soprattutto privo del ritmo che come diceva lui sorridendo, “fa muovere il piedino”. E cosa è il jazz senza lo swing? Grande Vittorio! Un artista a tutto tondo, attore teatrale, caratterista cinematografico e impareggiabile conduttore, per le sue doti affabulatorie e per il suo grande senso dell’umorismo, delle prime mitiche trasmissioni delle Televisioni e radio Libere. Fu proprio in quella veste che lo conobbi, a Telerimini, quando negli anni ’70, questa emittente, fondata da un gruppo di coraggiosi creativi amici tra loro, era la sola a trasmettere su tutta la riviera Adriatica sfidando la normativa sul monopolio della Rai. E ricordo Vittorio, Presidente dell’Associazione Amici del jazz, festeggiare in Piazzale Fellini nel giugno del 2010, assieme al Direttore artistico e grande clarinettista Rino Amore, i primi dieci anni di quel festival Internazionale del Jazz Tradizionale e Swing che ha fatto di Rimini la New Orleans europea. “Tutto per amore delle note impossibili - disse in quella occasione - le note blu, quelle che se le metti su un pentagramma cadono giù e… finiscono nel jazz!” Fu proprio a chiusura di quella indimenticabile quarta ed ultima serata di quel ciclo estivo, cui avevano partecipato come al solito alcune tra le più grandi band internazionali, che assistetti con emozione a un favoloso “scat” tra lui e il figlio Luciano, virtuoso del banjo. Una performance che per complicità affiatamento e sintonia andava decisamente al di là della naturale empatia che si crea nelle improvvisazioni jazzistiche, nascendo da un caldo rapporto affettivo di Luciano con un padre da sempre maestro ed amico. La canzone che Vittorio più amava riproporre era “Polvere di stelle” (Stardust). E proprio quelle note stupende, lanciate verso il cielo dalla magica tromba di Stefano Serafini, hanno accompagnato il nostro caro amico nel suo ultimo viaggio.