UN ALTRO CALCIO E' POSSIBILE

10 aprile 2018   00:00  

Serata calcistica ieri al RC Riccione-Cattolica, con la partecipazione del RC Rimini Riviera. Un altro calcio è possibile. E’ la missione di Giorgio Grassi, oggi patron del Rimini Calcio Football Club e che ha sperimentato la sua filosofia negli anni precedenti a Riccione. Presenti al Ristorante Il Mulino anche molti componenti lo staff societario, in primis il team manager e icona del calcio biancorosso Adrian Ricchiuti.
Come definirlo, quindi, il calcio secondo l’imprenditore corianese?
“Noi siamo quello che siamo, al lavoro e in famiglia, allo stadio ed ovunque”. Dietro questa affermazione c’è tutto. Se alla Grabo di Coriano, la sua azienda produttrice di palloncini (per semplificare) da esportare in tutto il mondo, la persona è centrale con i suoi doveri ed i suoi diritti, anche nel calcio la medesima cosa.
Grassi parte dall’idea che lo stadio è un luogo per famiglie (dovrebbe essere), dove la gente si ritrova intorno ad una passione che esprime identità.
“La felicità del prossimo è la mia, per questo dopo la sfida con l’Imola vedendo 3000 persone felici… per me è stato il massimo”.
Laureato in filosofia, export manager (oggi si dice così) prima di mettersi in proprio e scalare posizioni nella graduatoria imprenditoriale del territorio, Grassi ha incontrato il ‘mondo del pallone’ e non l’ha mollato più.
Ha raccolto il calcio riminese dalla discarica sportiva dove era finito dopo i sostanziali fallimenti delle gestioni Amati e De Meis, entrambi stritolati dall’ambizione sportiva troppo dispari rispetto alla disponibilità economica, ma anche dal disinteresse diffuso. Quest’ultimo innescherebbe sarebbe un discorso lungo, molto lungo. Meglio passare oltre, ma va ricordato che anche il patron Vincenzo Bellavista, che firmò le stagioni top del calcio riminese con una squadra nell’elite della serie B, fu solo ed isolato in tutta la sua avventura.
Grassi ha raccolto il calcio e ha convinto l’Amministrazione che il suo progetto era ok, ma partendo dall’Eccellenza, un campionato regionale. Stagione vittoriosa e promozione in D, l’ultimo gradino prima deli professionisti della Legapro.
Quest’anno un’altra cavalcata, il Rimini è primo con distacco e nel girone di ritorno ha letteralmente ‘ucciso’ il campionato.
Ora, però, arriva il grande salto: i calciatori e tutti coloro che ruotano intorno al club non riceveranno più rimborsi spese, ma saranno titolari di contratti anche pluriennali, comprensivi di contributi. I costi saliranno e Grassi vuole affrontarli con il medesimo approccio ‘rivoluzionario’: “Il nostro pilastro è semplice: paghiamo tutto e tutti. Mica è normale nel calcio”.
Il budget è stanziato: due milioni di euro. Parte arriveranno da briciole che cascano dalla tavola dei grandi club, che dopo essersi abbuffati di soldi dai diritti televisivi lasciano qualcosa ad altri. Ma altri soldi, diciamo la metà, dovranno arrivare da un manipolo di 20-25 imprenditori che condividano lo spirito secondo cui ‘un altro calcio è possibile’.
“Il club non è mio, lo dico dal primo giorno, è della città, che deve prenderne coscienza e secondo possibilità, gratitudine, passione, farla propria partecipando alla gestione. Non ho ambizioni di visibilità, lascio spazio a tutti, ma adesso che stiamo tornando sui palcoscenici tradizionali è il tempo di avviare un nuovo ciclo”.
Molte le domande, diffusa la condivisione in sala. Ora tocca alla città farsi avanti, perché ciò che viene chiesto è possibile a centinaia di imprenditori del territorio.
 

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