L'EREDITA' DI GIOACHINO ROSSINI

20 novembre 2018   20:00  
Conviviale con signore
Relatori Ludovico Bramanti

A 150 anni dalla sua scomparsa, grazie al socio Gianandrea Polazzi, il Club ha voluto che fosse un relatore d’eccezione, il Maestro Ludovico Bramanti, Direttore del Conservatorio Statale di Musica, a raccontare le gesta del ‘cigno di Pesaro’.

Un musicista, Gioachino Rossini, del quale si dice sia facile ascoltare la musica, quanto difficile eseguirla.

Rossini comincia a comporre a 14 anni, smette a 37 quando in preda ad un sentimento di repulsione decide di ritirarsi, anche per dedicarsi ad una sua grande passione come la cucina. Noto per le numerose opere liriche, l’abilità musicale non è il solo pregio per cui viene ricordato. Rossini fu un anche grande personaggio a livello culinario. Si dice che cercasse di trarre dai fornelli le stesse armonie del pianoforte. Non a caso, disse, mentre stava componendo lo Stabat Mater: Sto cercando motivi musicali, ma non mi vengono in mente che pasticci, tartufi e cose simili.

Tornando al Rossini compositore, Bramanti ci ha raccontato di come decise di fare la fortuna di Pesaro, sua città Natale: “Rossini era ricchissimo, nacque a Pesaro ma visse è studiò a Bologna. Quindi decise di dividere a metà il suo lascito. Però, dopo una burrascosa contestazione che subì proprio a Bologna, cambiò il testamento per lasciare tutto a Pesaro. Era accusato di essere un conservatore, poco incline al romanticismo che peraltro detestava, ritenendolo sentimento da bottegai”.

Rossini era cinico e opportunista, aveva senso degli affari e in epoca di assenza dei diritti d’autore veniva remunerato dalla committenza dopo la composizione, perdendone la proprietà.

Quando furono istituiti i diritti d’autore, altri soldi gli piovvero addosso, quasi a sorpresa. Per dare l’idea del lascito, indirizzato alla creazione di una scuola di musica, basti ricordare che la scuola stessa pagò gli stipendi e le spese della sua esistenza fino al 1940. Ancora oggi, grazie a diversi ettari in Emilia, arrivano soldi che sono utilizzati per pagare le utenze. Si dice che il Comune, non proprio in ossequio ai voleri di Rossini, abbia utilizzato porzione di quel lascito per sistemare le fogne della città.

“Rossini è stato il musicista più ricco della storia della musica – ha detto Bramanti – in tempi nei quali i grandi compositori vivevano e morivano spesso in miseria”.

Rossini è stato un patriarca della musica europea. Nonostante tanti anni di silenzio dopo il suo ritiro dalla composizione, la sua fama era intatta e non c’era musicista che nell’800 non facesse pellegrinaggio da lui per confrontarsi.

Ma dopo la sua morte cadde un po’ nell’oblìo e fu un grande direttore d’orchestra come Alberto Zedda che dopo un curioso episodio che accadde in America… restituì Rossini al suo splendore.

Un musicista che suonava l’oboe – uno dei più bravi negli USA – gli fece notare che a quella velocità richiesta gli era impossibile suonare. Allora Zedda, curioso, tornò a cercare le partiture originali e incredibilmente scoprì che molta musica rossiniana andava riscritta e quindi riconsiderata. Partì una nuova era.

Claudio Abbado nel 1968 alla Scala diresse un memorabile Barbiere di Siviglia, definito uno degli spettacoli più azzeccati della storia teatrale del '900, e da lì la parabola di Rossini riprese a crescere, anzi potremmo dire che partì un ‘crescendo rossiniano’, tecnica che non fu una sua invenzione ma che trovò in lui il massimo utilizzatore.

Oggi Pesaro – un borgo di marinai quando Rossini decise di premiarla con la sua eredità – è una delle città musicalmente più importanti al mondo, equiparabile a Salisburgo per Mozart. Rossini è un patrimonio mondiale della musica anche per aver saputo mettere in scena la felicità.

 

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