IL FONDO PER IL LAVORO DELLA CARITAS

24 febbraio 2015   20:00  
Caminetto

Mohamed (nome di fantasia) è un ragazzo di colore, in Italia vive una situazione di particolare disagio ed è alla disperata ricerca di un lavoro che possa restituirgli dignità. Sottopone la sua candidatura, tramite la Caritas, al ‘Fondo per il lavoro’, soggetto fortemente voluto e in parte alimentato dalla Diocesi che mira ad incrociare questa emergenza con le imprese alla ricerca di profili professionali. Da sola l’impresa non potrebbe sostenere economicamente l’assunzione, ma il Fondo interviene per alleggerire il costo del lavoro a patto che venga garantito per almeno sei mesi, con un contributo che può arrivare anche ad 8.000 euro o al massimo il 30% del costo lordo del lavoro.

Mohamed ha bisogno della patente per guidare il muletto, trasmette fiducia ma quel patentino per lui è difficile da ottenere e al primo esame viene bocciato. L’azienda si mobilita, lo aiuta, crede nella voglia di lavorare di quel ragazzo. Alla fine l’esame è superato e il contratto annuale probabilmente sarà rinnovato.

E’ la storia che riassume le caratteristiche fondamentali dell’esperienza presentata ieri sera da Roberto Casadei Menghi e Alessandra Romersa, colonne del progetto che, partito con 100mila euro della Caritas (a metà fra quella locale e quella italiana tramite l’8x1000) ha raccolto quasi 330mila euro, raccolto 332 candidature ed avviato numerose persone al lavoro.

Nota a margine: Alessandra Romersa è discendente del famoso Luigi Romersa, l'unico giornalista ad aver visto e descritto, nel 1944, la base segreta tedesca di Peenemunde ed il famoso prototipo dell'ordigno nucleare dei nazisti.

“La ricchezza di un territorio – ha detto in apertura Maurizio Temeroli – non è solo quella delle merci o dei servizi, ma anche nella qualità del sistema delle relazioni ai vari livelli, il cosiddetto capitale sociale, difficile da monetizzare ma preziosissimo.

“Il Vescovo Lambiasi – ha ricordato Casadei Menghi – nel volere fortemente questa iniziativa, ha inteso attivare uno strumento efficace contro quella che ha definito globalizzazione dell’indifferenza. Sempre più bisognosi si affacciano alla Caritas, nuovi poveri che si aggiungono ai vecchi, nuovi poveri che sono figli di questa crisi enorme. Abbiamo incontrato la generosità di tanti, dai donatori anonimi di cifre anche sostanziose, ai tanti piccoli contributi”. A vigilare sulle modalità di incrocio fra domanda ed offerta è un comitato di garanzia formato Da Mons. Luigi Ricci, dal Prefetto Claudio Palomba, dalla Presidente del Tribunale Rossella Talia, dal Presidente del Comitato Etico di banca Carim Maurizio Focchi e dal Prof. Stefano Zamagni. La Diocesi si assume i costi amministrativi e quindi ogni euro donato, è un euro che finisce dritto al progetto. Il requisito per la candidatura è la residenza da almeno un anno in provincia, per stilare una graduatoria il 65% attiene al bisogno e per il 35% al profilo professionale. La garanzia minima di occupazione è sei mesi e le erogazioni sono effettuate alla fine del rapporto di lavoro, dopo aver accertato che l’impresa abbia adempiuto a tutti gli obblighi di legge.

Un progetto, quello del Fondo per il lavoro, che necessita di essere continuamente alimentato, che ha il pregio di far incontrare due bisogni, garantendo un aiuto ma anche la possibilità di una prospettiva di occupazione ‘aiutata’ in partenza in modo chiaro ed efficace.

Chi volesse contribuire, può farlo con una liberalità all’IBAN  IT 87Y 062852 4206 CC 00680 74294 (Banca Carim filiale di San Giuliano a Rimini, conto intestato all’associazione di volontariato Madonna della Carità.

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