CRONACHE MALATESTIANE: FELLINI? NON POTEVA CHE NASCERE QUI.

30 novembre 2013   00:00  

Come ho già ricordato qualche tempo fa, quando Fellini si rese conto che il termine “fellinesco” faceva ormai parte del linguaggio corrente, osservò che poteva corrispondere a quello, romanesco, di “fregnacciaro”. Fregnacciaro. A Rimini diciamo “sburone”. E la sburonaggine, che è poi il desiderio di stupire, di esibirsi, di inventare la propria realtà, è da sempre, la nostra carta vincente. Rimini ha infatti conquistato il successo grazie a una serie di personaggi solitari e sbuccioni ma vivaddio geniali e creativi, che alla faccia di tutti i “comitati contro”, si sono di volta in volta inventati il Pio Manzù, San Patrignano, la prima Televisione Privata, la Sagra Malatestiana, le Case Famiglia, il Meeting, le Strade del vino e dei sapori, il festival del Jazz Tradizionale, i Cento Turismi, la Notte Rosa e tante altre cose straordinarie che ci dimentichiamo perfino di mettere nei depliant come, tanto per fare un esempio, la favolosa pista ciclabile Rimini-Verucchio lungo il Marecchia.… Tanto da far coniare il detto, a partire dalla costruzione del Primo Stabilimento per i Bagni di Mare (1873) che ciò che succede in Italia succede prima a Rimini. I cui abitanti, come mi ha fatto notare Manlio Maggioli, ottengono più brevetti e quindi inventano più cose, di tutti gli altri romagnoli messi assieme. E, questo lo dico io che sono il peggiore, battono anche il record del numero di caricaturisti e vignettisti. Anche se neppure Ardo, Maneglia, Fabbri, Marino, Baldini e Giuma (che sono i migliori)  hanno raggiunto le altezze stratosferiche dell’Autore del “Libro dei Sogni”… Fellini è dunque il prototipo alla ennesima potenza del Malatestiano. Inclusa la rusticheria. Quella che, come dice mia moglie che è di Savignano sul Rubicone, non vuole tanta acqua nel vino. Regolarmente fraintesa da chi  venendo da fuori, (ma anche da dentro) non ha mai frequentato il “Tavolo della Cultura” al bar da Piero di Borgo San Giuliano al tempo in cui il Nin chiedeva a Federico, già ai vertici della gloria “E te, Federico, sa fèt, te, a Roma?” e tra gli amici del cuore del Regista venivano scambiate frasi del tipo -“Se vai a Roma e vedi quel pataca di Fellini, salutalo da parte mia e digli che è un pataca”. Con Titta Benzi che a Fellini che gli comunicava di aver vinto il quinto Oscar rispondeva: “Osta, te! Il bello è che, complice il ventennale, stiamo diventando sempre più fellineschi. Della Mostra al Teatro Galli, che col pretesto ipersburonico di farci “vedere il mondo con gli occhi del Regista” (osta,te!) ci ha invece mostrato come funziona la moderna computer grafica degli allievi dell’assessore alla Cultura, vi ho già parlato la scorsa settimana. E come non ricordare, sempre in occasione del ventennale, la sburonata sublime di chi, per festeggiare Fellini, si è inventato un Borgo nuovo di zecca… al centro della Città ? Questo Borgo , mai sentito nominare prima (e infatti i Borghi veri non possono che essere “fuori dalle mura”) vanta però una certa vicinanza alla vecchia abitazione dei genitori di Fellini. Cosicché, forte di questa prerogativa, Borgo Santa Rita ha coraggiosamente sfidato Borgo San Giuliano, prediletto dal Regista, organizzando a sua volta una “Festa de Borg”, dove belle ragazzone in polpe e baschetto rosso alla Gradisca hanno servito, gratis, favolose piadine farcite e i poster fotografici di Amarcord hanno fatto il verso ai murales di San Giuliano. Non ci stupiremmo e ne saremmo lieti, se prima o poi anche gli altri due Borghi fuori dalle mura si comportassero allo stesso modo, risultando ormai provato che da ragazzo, Federico si era innamorato di una culona di Borgo Mazzini e aveva addestrato il Labrador di Titta Benzi a rubare le salciccie di un salumiere di Borgo San Giovanni …Sburoni creativi. E pure bugiardi! Federico non poteva che nascere qui.

 
Giuliano Bonizzato
 

MULTI-ROTARY - Distretto 2072