COREA DI HUNTINGTON: LA SPERANZA S'ACCENDE

12 novembre 2014   00:00  

Un team di ricercatori guidati alla senatrice a vita Elena Cattaneo, scienziata dell’università degli Studi di Milano, ha svelato la genesi dei neuroni del corpo striato: l’area del cervello che degenera nelle persone colpite dalla Còrea di Huntington, malattia a oggi senza cura. Lo studio, pubblicato su ‘Nature Neuroscience’, è frutto di 4 anni di lavoro da parte di 17 scienziati appartenenti a 6 gruppi di 2 Paesi. Con l’Italia capofila. Nelle fasi precoci dello sviluppo del cervello le cellule staminali sono localizzate infatti in una zona che circonda i ventricoli cerebrali. Quelle che genereranno i neuroni striatali umani presentano un preciso codice molecolare identificativo, che si modifica, raggiungendo una nuova conformazione, o "impronta molecolare", quando si allontanano dalla zona per popolare lo striato. Un terzo codice identificativo viene acquisito infine nel momento in cui le cellule raggiungono la zona dello striato dove risiederanno definitivamente. I ricercatori hanno potuto seguire per la prima volta queste tre fasi del percorso partendo da embrioni umani di 2 settimane fino a 22 settimane di vita fetale. Si tratta di materiale post-mortem prezioso messo a disposizione della ricerca universitaria nell’ambito di progetti valutati e approvati e a seguito di autorizzazioni da parte dei rispettivi comitati etici. "Ora possiamo aggiungere queste informazioni alle cellule staminali in vitro al fine di indurle a generare neuroni striatali il più possibile simili a quelli che abbiamo nel nostro cervello", spiega Cattaneo. "Bisogna sempre insistere sulla conoscenza. In laboratorio sono in corso 20 progetti paralleli sull’Huntington, utilizzando ogni strategia razionale che sia stata positivamente valutata. Le cellule staminali sono una strada. Come per molti altri laboratori seguiamo più strade contemporaneamente. Non possiamo basarci su una sola". Un risultato importante, che, ricorda Cattaneo, sottolinea la necessità di maggiori investimenti nel campo della ricerca. "La mia preoccupazione sta nel fatto che il nostro Paese sembra avere abdicato al dovere di perseguire e investire in conoscenza in tutte le sue forme", conclude infatti la ricercatrice

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